I mondiali sono unesperienza mistica. Soprattutto quando raggiungono la loro fase finale. Quando, per intenderci, la Rai riesce a percepire la tariffa più alta per ogni minuto di pubblicità. Insomma parlo delle serate da 24 milioni di spettatori. Quelle che svuotano le strade e fanno battere milioni di cuori allo stesso ritmo (soprattutto quelle dei dirigenti Rai che si vedono inaspettatamente eh sì, perché loro sono i primi gufi dItalia riempire le casse).
E poi sono un evento così raro che scandiscono le fasi della vita di una persona. I ricordi di uno studente universitario di terzo anno si possono spingere fino ad Italia 90, quando ancora avevamo poco più di sei anni, ma la canzone della Nannini Notti maaaaaaaaagiche, inseguendo un gooooooooool (che non si capisce perché gli associamo ancora la faccia di Totò Schillaci) ci tormentava già da allora. Poi arrivano quelli di Usa 94, dove il ricordo e la delusione è ancora vivo, i primi mondiali che ricordiamo con piena lucidità (sarà anche per la spietata voglia di farci soffrire dei giornalisti che hanno riproposto allinfinito il rigore sbagliato da Baggio contro il Brasile ).
Poi arriva Francia 98 il periodo di transizione. Molti di noi erano ancora a casa con i genitori, ma già la voglia di andare a vedere la partita da amici era tantissima; fortunatamente lItalia allora ci regalò il sogno di non dover rimpiangere una finale vista a casa con nonna, nonno, papà e zio. Ci rivedremo tra 4 anni, pensavamo sorridendo, ignorando che, il primo mondiale visto con gli amici e magari con la patente (pronti a festeggiare come i dannati per la vittoria a Giappone e Korea 2002), sarebbe finito già agli ottavi. Ecco, quelli sono i mondiali dei ricordi da Grande fratello (Vedi la voce: Arbitro dallo sguardo drogato e dal cartellino misterioso. Vedi alla sottovoce: Moreno). I mondiali che facevano da precursori ad un europeo da far invidia a The Truman Show, quando la delicata saliva di Totti sarà ripresa e condannata in mondovisione.
Dopo quattro anni, per non discriminare quegli studenti universitari che nel 2002 non avevano ancora la patente, il destino ha deciso di portare lItalia in finale, senza canzoni tormentoni (se non quella demenziale della squadra di fortissimi piena di gente sgrammaticatissimi) e senza gufi alle spalle, se non Galeazzi che però, data la stazza, fortunatamente poco ci ricorda un gufo.
Siamo in finale proprio come per Usa 94, solo che allora lo scandalo di calciopoli, che ormai sembra non stupirci più, era soltanto una fantasia mistica di interisti alle prese con i primi anni di un ciclo infinito di disgrazie. A proposito, sapete perché quando si parla di sventure sbuca fuori sempre l’intervista a Massimo Moratti?
Insomma adesso allItalia spetta scontrarsi con la Francia che tutti davano per eliminata già dal primo turno e invece, proprio come noi, ha battuto anche i pronostici più favorevoli (che la davano addirittura fino ai quarti).
Cari studenti di terzo anno e non, benvenuti nellindimenticabile mondiale che ricorderemo per:
A) Le imprecazioni per non aver trovato i soldi e/o il biglietto per andare in Germania;
B) Per esser stati costretti a guardare la finale con un esame lindomani;
C) Per essere ancora a casa con nonno, nonna, zio, papà e alla tenera età di 22 anni (proprio come per Italia 90, USA 94, Francia 98 Giappone 2002);
D) Per il tentato suicidio dellamico che ha venduto un paio di settimane prima il biglietto della finale a un amico brasiliano di cui ha perso il numero.
E) Per il “regalo” fattoci da sky che ci ha donato la possibilità di scegliere tra 2 telecronisti per esultare fino all’approdo in finale.
Insomma, siamo o non siamo una squadra fortissimi?
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