Catania non parteciperà alla Notte dei Ricercatori. Lo afferma il prof. Giuseppe Forte, membro del coordinamento unico catanese ai microfoni di Radio Zammù, spiegando che la città etnea non aderirà all’iniziativa perché non ha ricevuto nessun appoggio di tipo organizzativo da parte dell’Ateneo.
L’evento, previsto per stasera, è giunto ormai alla quinta edizione e si svolgerà in contemporanea in 260 città di 31 paesi europei. Una partecipazione così massiccia, «la dice lunga sullo stato dell’Università italiana. Più che Notte dei Ricercatori, si tratta di notte fonda per la ricerca», lamenta il prof. Forte. Per la Sicilia, ad aderire è stato il solo Ateneo palermitano.
Salta quindi l’appuntamento con la notte dedicata ai ricercatori, ma il cordinamento unico non si ferma e lancia un’iniziativa, prevista in concomitanza con il passaggio parlamentare del Ddl Gelmini, che dovrebbe svolgersi in piazza Università, con lo scopo di «incontrare la gente e informare sulla situazione attuale. E si darà un messaggio politico: mentre si discute il Disegno di legge alla Camera, si mostrerà in maniera molto chiara che gli atenei non ci stanno».
Sulla possibiltà che i ricercatori incrocino le braccia e che sia rinviato l’inizio dell’anno accademico, discussa durante l’assemblea d’Ateneo di lunedì scorso, Forte sottolinea: «Abbiamo chiesto che venga introdotto nell’ordine del giorno del Senato Accademico del 27 settembre. Speriamo che si prenda atto di questa situazione assurda per tutti gli atenei, legata al nuovo Ddl Gelmini che sconvolge il sistema universitario ed è un attacco alla cultura. Su questo Catania è impegnata».
Nel caso in cui slittasse l’inizio dell’anno accademico, è intenzione del coordinamento unico impiegare i giorni di rinvio per organizzare una campagna di informazione. «Rientra nel progetto – spiega Forte – informare giovani e famiglie, perché fin’ora la questione sta passando abbastanza inosservata. Riteniamo che sia un momento molto delicato per la cultura, è nostro dovere discuterne quanto più possibile».
Intanto anche il resto d’Italia si mobilita. Dopo le iniziative dell’Università di Bologna, anche Roma manifesta il suo dissenso: è perfino il Rettore de “La Sapienza” a comunicare che «senza fondi l’anno accademico non può iniziare». Tra le prossime iniziative, il coordinamento unico annuncia una Settimana della ricerca, prevista per fine ottobre.
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