Noto, opere sequestrate portate a Roma per verifiche Sicilia Musei: «Paradossale, esposti in mezza Europa»

Sono state portate a Roma per essere valutate da vicino le 26 opere d’arte sequestrate dai carabinieri del comando Tutela patrimonio culturale mentre erano esposte nel Convitto delle Arti Noto Museum a Noto, per la mostra L’impossibile è Noto. Cento capolavori dei maestri del Novecento. «Le opere – si legge in una nota di Sicilia Musei – sono state sequestrate senza gli approfondimenti necessari basandosi su un teorema di reati commessi totalmente inesistenti».

Le indagini, partite dalla denuncia del presidente della fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Paolo Picozza, hanno portato al sequestro preventivo di quattro quadri di de Chirico – Il Trovatore, 1952 (gouache); Studio neoclassico, 1950 (inchiostro su carta); Il Trovatore, 1952 (matita su carta); Il Grande metafisico (olio su tela) – la cui falsità è già stata confermata da un perito nominato dalla procura di Siracusa. Un decreto di sequestro preventivo ha riguardato altri 22 lavori di dubbia autenticità: opere riconducibili a importanti artisti nazionali e internazionali come Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Fortunato Depero, Luigi Russolo, Pablo Picasso, Vasilij Kandinskij, Max Jacob, Hans Richter, Paul Klee, Joan Mirò e Salvador Dalì. Tutte le tele, adesso, hanno già raggiunto la Capitale dove saranno ispezionate più accuratamente per essere poi refertate nella perizia del consulente.

Patrocinata dal Comune di Noto e inserita fra i grandi eventi della Regione Siciliana, la mostra – con le oltre settanta opere ancora esposte – è stata inaugurata lo scorso 11 aprile e resta comunque aperta e visitabile (fino al 15 novembre) tutti i giorni dalle 10 alle 20, acquistando un biglietto di 12 euro. Curata da Giancarlo Carpi e Giuseppe Stagnitta, l’esposizione è un progetto di Sicilia Musei. La stessa realtà che, a maggio, era già stata coinvolta in vicende simili: due sculture attribuite ad Alberto Giacometti ed esposte alla mostra Ciclopica, organizzata nei locali dell’ex Convento di San Francesco d’Assisi a Siracusa, erano state sequestrate in quanto ritenute false. Su questa vicenda le perizie sono ancora in corso e la consulenza non è ancora stata depositata. 

Al momento, per quanto riguarda la vicenda netina, una persona risulta indagata per contraffazione di opere d’arte. Da Sicilia Musei intanto arriva una nota in cui il sequestro per dubbia autenticità viene definito «paradossale» e in cui si cerca di ricostruire la storia delle varie tele. «Per quanto riguarda le quattro opere di De Chirico esposte – si legge – posto che sono tutte firmate e una reca nel retro una dedica autografa dell’artista e timbro della galleria Borganzi 1988, in via cautelare sono state esposte con la dicitura “attribuito”». 

Sicilia Musei e i curatori si sono messi a disposizione per collaborare con l’autorità giudiziaria e chiarire gli equivoci della vicenda. «Il nucleo di opere futuriste sequestrate, parte delle quali senza rilievo fotografico e senza richiesta di documentazione specifica – scrivono nella nota – si compone di lavori autenticati dagli archivi deputati». Opere che, come viene ricordato dall’organizzazione, sono già state esposte più volte in musei nazionali come il Palazzo delle Esposizioni di Roma, l’Accademia di Francia, il Palazzo Reale di Napoli, e anche in musei stranieri «con il parere rilasciato dalle Sovrintendenze per l’esportazione temporanea», specificano. Tra questi il Kunst Forum di Berlino, il Palau della Verina di Barcellona, Museo Emma di Helsinki, lo Sprenger Museum di Hannover.

E nella stessa nota si precisano alcune notizie in merito alle singole opere: «L’opera di Mirò presenta il timbro della galleria Adom e l’autentica di Jaques Dupin». Per quanto riguarda le tempere su carta di Mirò esposte, provenienti da una collezione privata siciliana, «nelle didascalie era evidenziata la dicitura “attribuito”. Il disegno di Pablo Picasso – aggiungono – possiede certificato di autenticità. Per non parlare di uno dei Kandinsky sequestrati, acquistato a un’asta pubblica da Christie’s ed esposto nella monografia su Kandinsky al Museo archeologico regionale di Aosta nel 2012». In merito agli altri due Kandinsky esposti (Paesaggio, 1911 e Astratto, 1920) provenienti da una prestigiosa collezione privata, nella didascalia c’è la dicitura “attribuito“. Ereditati, sono già stati sottoposti a una richiesta di autentica a Kandinsky experts di New York», concludono. 

Marta Silvestre

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