Sette su undici. Sei per infortunio, uno per malattia. Sono le carenze nell’organico dei medici degli ospedali di Avola e Noto che, nel giro di pochi giorni, hanno determinato la chiusura del secondo pronto soccorso. La notizia ha portato i vertici dell’Asp a inviare i documenti alla procura di Siracusa per eventuali accertamenti investigativi. D’altra parte, la concomitanza dei certificati di inidoneità giunti in poche ore ha destato qualche sospetto, specialmente perché ciò si è verificato in un momento in cui l’azienda sanitaria aveva pubblicato un avviso interno per lo svolgimento di straordinari.
A parlare è il direttore sanitario degli ospedali Rosario Di Lorenzo. «Certamente la coincidenza può saltare agli occhi – dichiara a MeridioNews – ma per quel che mi riguarda posso dire che si tratta di professionisti seri. Va detto che quando si lavora sotto organico è anche fisiologico andare incontro a infortuni o malattie». Il riferimento di Di Lorenzo va alla pianta organica che solo per Avola prevederebbe dieci medici. «Per assicurare il mantenimento dei due pronto soccorso senza sovraccarico per il personale ne servirebbero almeno 16», aggiunge.
La momentanea chiusura della struttura di Noto, di fatto, rende concreta l’applicazione delle prescrizioni contenute nella nuova rete ospedaliera voluta dalla Regione. Nel documento, infatti, non è previsto il mantenimento di pronto soccorso nella città barocca. Lo scenario, tuttavia, finora è rimasto intatto per l’opposizione della cittadinanza, al punto che di recente è stata organizzata anche un’occupazione della struttura sanitaria. «I certificati prevedono prognosi che si aggirano in media intorno ai dieci giorni – continua Di Lorenzo -. Bisogna capire se i casi rientreranno per capire quando il personale tornerà in servizio». Al contempo, la Regione ha annunciato di avere avviato in sinergia con l’Asp il reclutamento di professionisti in pensione. «Ho chiesto ogni approfondimento sull’improvvisa assenza di alcuni medici. Ho la sensazione, ma spero di sbagliare, che siano stati compiuti reati», ha dichiarato ieri l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza.
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