Un uomo di 36 anni era morto carbonizzato in un incendio dentro la sua abitazione di Noto (nel Siracusano) il 16 febbraio. Oggi gli agenti della squadra mobile e del commissariato hanno fermato due uomini di 25 e 37 anni ritenuti responsabili di avere appiccato quel rogo che ha causato il decesso della vittima.
I poliziotti hanno ricostruito i fatti partendo dal racconto dei vigili del fuoco che avevano raccontato di avere ritrovato accanto al cadavere un secchio d’acqua con cui probabilmente la vittima avrebbe tentato di spegnere le fiamme. Sin da subito, i pompieri non aveva infatti escluso che fosse un incendio di origine dolosa. Dalle prime informazioni, gli agenti intervenuti sul posto aveva appurato che la vittima era rientrata in casa poco prima dopo avere partecipato a una festa di compleanno.
Dagli accertamenti, acquisiti sia con le sommarie informazioni sia con l’analisi dei filmati estrapolati dai sistemi di videosorveglianza della zona di via ronco Bracciano, è emersa la natura dolosa
dell’incendio. Dalle immagini si vedono i due individui che, a poche ore dal fatto, si aggirano nei dintorni dell’abitazione della vittima. Le telecamere li riprendono mentre si introducono in casa e poi scappano seguiti da una scia di fumo e dalle fiamme che si sono propagate velocemente. Nel corso delle indagini, i poliziotti hanno anche visionato alcuni video pubblicati sui social dagli stessi indagati. Filmati in cui i due hanno lo stesso abbigliamento sportivo indossato anche poche ore più tardi quando raggiungono il vicolo dove si trova la casa della vittima per appiccare l’incendio.
Arrivati lì, il primo a entrare è il giovane
di 25 anni seguito dal complice 37enne. Dopo appena due minuti, entrambi si
allontanano e, a distanza di otto minuti circa, si vedono fiamme e fumo. Nessun altro individuo viene visto arrivare sui luoghi prima dei due indagati. Stando a quanto ricostruito, la vittima si sarebbe accorta dell’incendio e, nel tentativo di spegnere le fiamme che
avevano ormai circondato l’intero stabile distruggendo gli arredi, sarebbe stata travolta dal
monossido di carbonio. L’uomo sarebbe morto per asfissia sulla rampa delle scale
che dal piano terra conduce al primo piano dove si trova la camera da letto. Resta ancora da ricostruire il movente del delitto che per gli inquirenti si potrebbe inquadrane in contrasti maturati in precedenza.
I due indagati – uno dei quali con numerosi precedenti di polizia – sono noti alle
forze dell’ordine per muoversi in ambienti criminali.
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