‘Non si blocca una palestra di analisi, riflessione e scrittura’

Concordo con ogni parola del testo da voi pubblicato: la libertà di informazione è il principio base di ciò che insegno in questa Università da più di trent’anni, e lo spirito critico è ciò che mi sforzo da sempre di stimolare negli studenti, dolente che tutto intorno a loro – in questi tempi – contribuisca ad ucciderlo in culla quando è appena nato, o a delegittimarlo nei rari casi in cui sia cresciuto.
Il fatto che sia possibile uno stop alla vostra esperienza mi colpisce e mi amareggia per molti motivi: perché smentirebbe gli assunti in cui credo e che cerco di praticare, nella didattica e nella vita; perché – magari involontariamente – nei fatti confermerebbe l’opinione (purtroppo già diffusa tra i ragazzi) che è gradito solo ciò che non disturba il potere; perché spegnerebbe una delle poche e deboli voci che in questa città si sforzano di divulgare notizie al di fuori dell’ufficialità (il giornale locale riceve un lauto contributo, per scrivere di Università!); perché rischierebbe di rendere difficile un esercizio concreto e creativo di tirocinio (proprio quando molti stages discutibili vedono i nostri studenti fare fotocopie negli uffici), e di bloccare una palestra – ormai nota anche oltre lo Stretto – di analisi, di riflessione, di scrittura.

E’ ovviamente necessario, giusto, opportuno che gli organi collegiali dell’Ateneo dibattano, prendano posizioni ufficiali, deliberino in piena libertà e autonomia di giudizio: ma è altrettanto giusto che tutti coloro che hanno a cuore la formazione dei giovani facciano sentire le loro voci, anche se possono apparire dissonanti.

Gli echi di dibattiti come questo arrivano un po’ in sordina a un gran numero di studenti, distratti, in altro indaffarati, disabituati al confronto pubblico, lontani dall’informazione (degli iscritti al mio corso sulle comunicazioni di massa, su 100 solo 5 leggono regolarmente un quotidiano): sarebbe bene invece socializzare il più possibile tutte le occasioni che consentano di discutere di argomenti che toccano un tema così sensibile.

Vi ringrazio del vostro articolo: è superfluo aggiungere che sono disponibile per ogni discussione pubblica sui temi dell’informazione.

Grazia Priulla

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