Non critichiamo sempre gli studenti

I nostri ragazzi protestano ormai da anni contro i tagli alla cultura ed all’istruzione perpetrati da un governo che farisaicamente e in palese malafede non tocca i costi della politica, preferendo risparmiare sul futuro degli studenti, sulla ricerca, su migliori opportunità per i giovani, consapevole che un popolo di ignoranti lo si tiene facilmente a bada, panem et circensem e tutti sono contenti. Le manifestazioni di protesta svoltesi a Palermo hanno evidenziato la superficialità di giudizio dei tanti che ritengono si tratti soltanto di una scusa valida per marinare la scuola, e, fatto gravissimo, che a nessuno è più consentita la libertà di mostrarsi in disaccordo con le scelte politiche, come se la politica riguardasse pochi e non l’intera collettività, come se la politica, intesa nella sua accezione più alta, non fosse l’arte di amministrare per il bene di tutti , come se dalla politica non discendesse il quotidiano di ciascuno.

Pur saltando un giorno di scuola, ieri i ragazzi hanno appreso nuove nozioni, imparando che le forze dell’ordine imprevedibilmente si possono trasformare da tutori della legalità e della giustizia a violenti esecutori di ordini, anche se di fronte hanno ragazzini di liceo e non delinquenti incalliti. Hanno anche imparato che a queste condizioni non conviene scendere in piazza per manifestare disappunto, rischiando di trovarsi loro malgrado coinvolti in situazioni che non sono più civile e pacifica protesta ma vere azioni di guerriglia; che sul loro futuro in questo momento parrebbe che nessuno voglia scommettere, decidendo per loro un percorso che difficilmente potrà garantire un lavoro che non dia soltanto indipendenza economica ma anche soddisfazione. La crisi non è solo economica, è delle coscienze.

E’ nella palese contraddizione tra i sacrifici che dovranno essere fatti dai lavoratori e dalle loro famiglie per venire fuori dall’impasse e i benefici di cui i politici ed i parlamentari continuano a godere, termine più che mai appropriato. E’ nell’acquiescenza di coloro che dicono “tanto non si può far nulla”, è nella mancanza di educazione al pensare, è nella meschina e radicata abitudine di votare coloro dai quali si spera poter ottenere un personale beneficio e non una corretta amministrazione. E dalla crisi delle coscienze si viene fuori in un solo modo: con una ferma volontà di cambiare, con l’onestà e l’impegno. Coraggiosamente, quotidianamente. Adelante, Pedro, con juicio.

Alessandra Eronico

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