Per conoscere la geografia ufficiale delle Camere di commercio in Sicilia bisognerà attendere ancora. Per il momento non resta quindi che osservare l’evoluzione di quello che sembra un cantiere infinito in cui si mischiano interessi politici, beni da spartire e una battaglia fatta di carte e ricorsi che passano per le aule dei tribunali amministrativi. Sul campo, ad affrontarsi, la Camera di commercio del Sud-Est guidata da Pietro Agen, il ministero per lo Sviluppo economico e la Regione Siciliana. Da capire c’è cosa ne sarà della separazione degli enti camerali con la scissione di Ragusa e Siracusa da Catania e il passaggio delle due realtà con le province di Caltanissetta, Agrigento e Trapani, con quest’ultimo come ente capofila. Un divorzio che ha come data ufficiale quella del 19 gennaio scorso, giorno in cui il ministro Giancarlo Giorgetti ha firmato il decreto di nomina di due commissari: la provincia etnea a Giuseppe Giuffrida e i cinque enti uniti a Massimo Conigliaro.
Sulla carta l’indicazione dei due professionisti dura nemmeno un mese perché il 12 marzo il Consiglio di giustizia amministrativa sospende la loro nomina. Secondo i giudici sarebbe stato saltato un passaggio fondamentale: sono stati scelti i commissari ma i nuovi enti non sono stati istituiti ufficialmente. Una «inversione logica e giuridica», come venne bollata nel provvedimento, da ritenersi dannosa «per l’interesse pubblico». Sarebbe stato, utilizzando un esempio per rendere la questione facilmente comprensibile a tutti, avere la nomina del sindaco di Librino prima ancora dell’istituzione del Comune come ente all’interno del quartiere nella periferia Sud di Catania.
Per scoprire la puntata successiva della storia basta aspettare il 30 marzo. Un documento di quattro pagine, firmato sempre dal ministro per lo Sviluppo economico Giorgetti, dispone l’annullamento in autotutela del decreto del 19 gennaio – quello con cui lo stesso ministero incaricava i commissari – e mette nero su bianco la creazione dei nuovi enti: la Camera di commercio di Catania e quella accorpata di Siracusa, Ragusa, Trapani, Agrigento e Caltanissetta. Alla guida il ministero indica sempre, nel ruolo di commissari, Giuffrida e Conigliaro.
Partita chiusa? Nemmeno per sogno. Perché sul tavolo dei giudici finisce un nuovo ricorso, presentato al tribunale amministrativo di Palermo dall’avvocato Agatino Cariola per conto di Agen e della Camera del Sud-Est. Ieri la decisione con la pubblicazione del decreto che stoppa, ancora una volta, l’operato di ministero e Regione siciliana. Secondo i ricorrenti nel momento in cui si istituisco le nuove camere, cosa effettivamente avvenuta il 30 marzo, bisognava mettere in liquidazione la vecchia Camera del Sud-Est che di fatto cesserà di esistere. Un po’ come avvenuto, facendo degli esempi generici, con le vecchie Unità sanitarie locali poi uniformate sotto l’azienda sanitaria provinciale o con gli Ambiti territoriali ottimali sostituiti con le società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti. Nel decreto i giudici indicano la «mancata previsione di alcuna disciplina relativa alla liquidazione» e «alla successione di rapporti tra i nuovi enti e la vecchia Camera del Sud-Est». Cosa succede adesso? Il parlamento può fare una nuova legge o il ministero per lo Sviluppo economico potrà disporre un nuovo decreto. In alternativa bisognerà aspettare il 12 maggio, giorno scelto dai giudici per la trattazione collegiale in camera di consiglio.
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