Nobel per la Pace all’Ue? Uno schiaffo alle vittime delle recenti guerre europee

E’ vero. I padri fondatori dell’Unione Europea sono stati eroi della pace da premiare. Da tempo. L’esistenza stessa dell’Unione Europea ha contribuito a mantenere la pace in gran parte dell’Europa per settant’anni. Ma l’Europa di oggi è governata da esponenti politici dello spessore dei padri fondatori? E la pace è stata vera pace in tutto il continente? La risposta non può che essere negativa, perché i fatti sono fatti e non vanno dimenticati.
Negli anni Novanta dello scorso secolo un Paese che è oggi nell’Unione, la Slovenia, e un altro che è prossimo a entrare, la Croazia, erano in guerra. Ed erano in guerra con Paesi che oggi sono tenuti fuori. Le guerre dell’ex-Jugoslavia, soprattutto quella di Bosnia, hanno avuto dalle 100.000 alle 200.000 vittime militari e civili, secondo le diverse stime. E in quelle guerre, il comportamento dell’Unione Europea non è stato dei più limpidi. L’assegnazione del premio Nobel per la pace all’Unione Europea sarebbe andata bene fino alla fine degli anni ’80, ed era anche doverosa.

Adesso non solo arriva in ritardo, ma anche a sproposito e in un momento in cui i governi dei paesi più ricchi, eredi dell’Europa delle guerre passate, non mostrano alcun segno di solidarietà nei confronti dei paesi meno ricchi rischiando di sprofondare il continente e il mondo in un caos foriero di conflitti inimmaginabili. Per questo, molti cittadini rimangono perplessi e a ragione.

Oggi, il sondaggio del Corriere della Sera online, un giornale chiaramente moderato, come tutti sanno, e letto da tutti, segnala un’opinione divisa quasi a metà. Il 45% dei lettori votanti esprime un giudizio negativo circa l’assegnazione del Nobel per la pace all’UE. Anche se non si tratta di un sondaggio vero e proprio, il dato è significativo.
La credibilità dell’UE e il livello di apprezzamento dei propri cittadini, esattamente nei paesi una volta più “eurofili”, come Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, è scesa a un livello che dovrebbe far riflettere. Forse per questo i norvegesi, talmente non “eurofili” dal non essere nell’Unione Europea e non volerci nemmeno entrare, hanno concesso questo premio. Più che un premio, sembra una bombola d’ossigeno a un malato che rischia la fine. E che purtroppo potrebbe aggravare le cose anziché migliorarle.
Invece le reazioni dei maggiori esponenti politici dei vari Paesi, e soprattutto dei Paesi più grandi e importanti, si sono abbandonati a facili retoriche sulla correttezza di questo premio. Financo la Merkel, dalla stragrande maggioranza dei cittadini europei non tedeschi additata come la responsabile numero uno dell’odierna impasse europea, per lo meno a livello economico, ha perso un’altra opportunità di stare zitta e ha aggiunto altre gaffe a quelle già prodotte ad Atene solo alcuni giorni fa.
Molti euroscettici non hanno mancato di dare la loro opinione critica, compreso il leader della sinistra francese, Jean-Luc Mélenchon, che di fatto è al governo insieme a Hollande nel paese-chiave della pace in Europa del dopoguerra, la Francia. Ma è troppo poco. I governi dei paesi europei e tutti i leader europei dovrebbero iniziare a riflettere sul disagio che almeno metà dei 500 milioni d’europei dell’Unione e forse la maggioranza di molti paesi fuori dall’Unione, prova alla notizia di questo Nobel per la pace.
Ciò che stupisce è che la riflessione che i leader non fanno o non vogliono fare, almeno nella ricerca dei motivi della disaffezione delle persone comuni rispetto all’Europa, è molto facile. Le “pecche” ,non dell’Unione Europea in se stessa ma del come è gestita e appare ai cittadini, sono anche troppo ovvie e vorremmo enumerare le più evidenti e conosciute:

A) Innanzitutto la gestione della crisi odierna, vista dai Paesi più poveri, spesso a ragione, come una strada per aumentare le differenze tra i popoli ricchi e quelli meno ricchi, e geograficamente tra il sud e il nord dell’Unione;

B) La sensazione che proprio il Paese che a sprofondato il mondo nell’ultima guerra mondiale, e che da molti è visto come responsabile indiretto delle recenti guerre in Jugoslavia, sia oggi il capo indiscusso economico e politico dell’Unione, in spregio a qualsiasi forma di bilanciamento dei poteri. La Germania comanda a bacchetta l’Europa e se ne approfitta. A torto o a ragione, molti italiani e soprattutto molti mediterranei la pensano così. Un motivo ci sarà perché la pensino così…

C) La lontananza della UE dalla gente comune. I centri di potere e decisionali dell’UE sono percepiti dai cittadini come esclusivamente tecnocratici, completamente ermetici e irraggiungibili, oltre che considerati come un vero e proprio “muro di gomma”. Il cittadino comune pensa: “Ma come? Critichiamo l’UE e le nostre critiche ci rimbalzano contro sotto forma di premio Nobel per la pace?” Un vero muro di gomma!

D) Il fatto che l’Europa sia percepita dai cittadini come la burocrazia più arcana, incomprensibile, inutile e foriera di sprechi ma apparsa sulla terra. Infine, E), e questo riguarda da vicino l’assegnazione del premio Nobel per la pace, molti cittadini sono perfettamente coscienti di due cose: una è che, come detto, l’UE non ha mai chiarito le proprie responsabilità riguardo alla vergognosa guerra di Bosnia e di tutte le guerre dell’ex-Jugoslavia e oltre (ad esempio Moldavia, Georgia, Azerbaijan …).

Questo premio sembra soprattutto uno schiaffo alle vittime e ai parenti delle vittime di Srebrenica come a quelle del Kossovo, come a quelle di Belgrado, Banja Lika, Tuzla, Sarajevo, Pristina, Mostar e tante altre città dell’ex-Jugoslavia, della Moldavia, della Georgia, dell’Azerbaijan. Là l’UE è stata, nella migliore delle ipotesi, assente. L’altra cosa è che l’odierna politica europea sembra sempre di più quella dell’”ognun per se e Dio per tutti”. Dov’è l’Europa del “Piano Marshall”? L’UE della solidarietà? L’UE delle politiche di “convergenza del reddito” tra paesi poveri e paesi ricchi? Sparita! Stante così le cose, il premio andrebbe dato a questo punto anche agli USA. Se non ci fossero stati i soldi americani del piano Marshall negli anni ’40 l’Unione Europea non sarebbe nemmeno nata dalle macerie che l’Europa stessa aveva prodotto nel proprio territorio con la Seconda Guerra Mondiale!
E la perplessità aumentano se si considera la politica passata e presente in altri luoghi del mondo. Senza andare lontano, prendiamo l’area del Mediterraneo. Dopo aver abbracciato pubblicamente e foraggiato generosamente con miliardi di euro dittatori dello stampo di Ben Alì in Tunisia, Gheddafi in Libia e Assad in Siria, l’UE ha agito in maniera contraddittoria nel momento in cui i popoli di quei paesi hanno, giustamente, realizzato le loro rivoluzioni. Si può essere indulgenti su questi errori, ma il Nobel per la pace appare francamente eccessivo. E la mattanza continua in Siria, oggi più che mai! Cosa fa l’istituzione Nobel per la pace in un Paese di fatto confinante come la Siria? Non è dato nemmeno sapere.
E se pensiamo alle centinaia di migliaia di immigrati morti nel Mediterraneo a causa della politica antimmigrazione e razzista dell’UE? E se pensiamo al razzismo strisciante e mai sopito dei popoli dei paesi nordeuropei nei confronti di quelli mediterranei? Solo una generazione fa noi italiani eravamo sporchi, brutti e cattivi. Questa è l’Europa da premiare con un Nobel per la pace?
Noi pensiamo che a fronte di queste, legittime domande, Jean Monnet e anche lo stesso Alfred Nobel si stiamo rivoltando nella tomba nell’ascoltare del premio Nobel assegnato quest’anno.
Eppure ci sarebbe un modo da parte del presidente dell’UE per recitare un “mea culpa” a questo punto più che doveroso: chiedere a una delegazione di associazioni delle vittime delle guerre europee degli ultimi vent’anni (almeno quelle dell’ex-Jugoslavia) di ritirare il premio Nobel. Questa è la proposta che facciamo come Linksicilia all’UE.
Ma non crediamo che la nostra proposta verrà ascoltata, purtroppo. L’Unione Europea, come non ascolta i milioni di cittadini indignati greci e spagnoli, non ascolterà neanche noi che siamo un piccolo giornale d’una regione periferica dell’Unione che è riconosciuta in tutto il mondo solo per essere “mafiosa” e gattopardescamente irrecuperabile e irredimibile.

Gabriele Bonafede

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