IL GRANDE LINGUISTA AMERICANO, SEMPRE LUCIDO A 86 ANNI, PRESENTANDO A ROMA IL SAGGIO “I PADRONI DELL’UMANITA’, HA PARLATO DI PLUTOCRAZIA. MA ANCHE DI INFORMAZIONE.
In Italia per presentare il suo volume di saggi I padroni dell’umanità – una raccolta di testi inediti che raccontano 40 anni di lotte, dal 1970 al 2013 – edito da Ponte delle Grazie, il grande linguista americano, Noam Chomsky, è stato ospitato al Festival della Scienza, la manifestazione romana che si svolge nell’auditorium Parco della Musica.
Il volume racconta le ‘prodezze’ politiche e militari compiute dagli Stati Uniti e dalle multinazionali: dalla guerra nel Vietnam a quella in Iraq, passando per la Serbia, nonché le operazioni di rapina compiute dalle stesse multinazionali in tutti i continenti.
Il suo intervento, assai lucido nonostante le sue 86 primavere, è stato seguito da una imponente folla secondo le cronache riferite da Cado in piedi.
Le nostre società stanno andando verso la plutocrazia. Questo è neo liberismo, ha detto Chomsky citando un recente studio dell’Oxfan, l’organizzazione umanitaria non governativa britannica, secondo la quale, oggi, 85 persone possiedono la ricchezza equivalente a quella posseduta da 3 miliardi e mezzo di individui nel mondo.
“Questo – ha aggiunto – è stato l’obiettivo del neo liberismo: un grande attacco alle popolazioni mondiali, il più grande da 40 anni a questa parte.
Poi il linguista di Filadelfia ha fatto alcuni riferimenti alla crisi delle democrazie e cita l’esempio italiano.
In Italia – ha detto – la democrazia è scomparsa quando al governo è andato Mario Monti, designato dai burocrati di Bruxelles e non dagli elettori italiani.
Designazione che, aggiungiamo noi, è stata accolta a braccia aperte dal nostro Presidente della Repubblica, il quale di suo ha aggiunto anche la nomina a senatore a vita, quale riconoscimento del lustro dato all’Italia dall’egregio professore della università Bocconi di Milano. I cui meriti gli italiani li hanno potuti constatare sulla propria pelle, mentre le burocrazie di Bruxelles se la godevano allegramente, unitamente al nostro garante della Costituzione, il quale, a proposito di crisi delle democrazia, ha nominato consecutivamente tre presidenti del Consiglio, e quindi tre Governi, senza passare dalle urne.
Un modello tanto alto che si realizza nelle alte sfere, mentre il popolo, che è basso, quasi raso terra, non conta nulla e a decidere se e quando votare sono sempre le alte ed altissime sfere. Questa è l’evoluzione moderna della democrazia. Questa evoluzione il professor Chomsky, col suo eloquio elegante, la definisce plutocrazia.
L’aspetto, diciamo, più tangibile della plutocrazia, Chomsky l’ha spiegato in riferimento all’esperienza europea, dicendo che le democrazie europee sono al collasso totale, indipendentemente dal colore politico dei loro governi al potere, perché sono decise da banchieri e dirigenti non eletti. Questa rotta porta alla distruzione delle democrazie e le conseguenze sono le dittature. Mario Draghi ha detto che il contratto sociale è morto. Quel che conta oggi è la quantità di ricchezza riversata nelle tasche dei banchieri per arricchirli. Quel che capita alla gente normale conta zero.
Lo stesso è avvenuto negli Stati Uniti – ha aggiunto – ma non come in Europa, dove il 70 per cento della popolazione non ha nessun modo di incidere sulle politiche adottate dalle amministrazioni. Quel 70 per cento che occupa le posizioni inferiori nella scala del reddito, mentre l’uno per cento che sta nella parte superiore ottiene a livello politico ciò che desidera. Questa è la plutocrazia.
Sul punto a noi è venuto in mente il Governo di Matteo Renzi, che, non solo non lo ha eletto nessuno, ma il suo leader ha imbottito Palazzo Chigi di uno stuolo di consulenti economici e amici di finanzieri o di personaggi che danno del tu ai banchieri.
La conferenza di Noam Chomsky si è conclusa con un paio di battute sull’informazione e sul ruolo degli intellettuali.
Sull’informazione Chomsky ha detto che le news hanno portato una maggiore vivacità di opinioni rispetto ai media ortodossi, ma hanno anche introdotto una visione più ristretta, perché le persone sono attratte verso quei media che fanno eco alle loro stesse vedute. Se uno s’informa solo sul blog le prospettive saranno sempre più ristrette.
L’analisi di Chomsky sull’informazione ha come conseguenza la proliferazione delle fonti di informazione”, che alla fine “ha ridotto il livello dei reportage.
Il linguista ha detto una grande verità. Questo per la ragione che tante piccole fonti di informazione si soffermano maggiormente sugli avvenimenti locali. Per tentare di superare questa dimensione, nel nostro piccolo, osiamo intervenire spesso sui grandi avvenimenti nazionali, europei ed internazionali, dando, o quanto meno provando a dare una visione mediterranea degli avvenimenti.
Sulla cultura e sul ruolo degli intellettuali, infine, Chomsky si è espresso in maniera un po’ criptica. Ha affermato che gli intellettuali hanno le stesse responsabilità degli altri esseri umani nel cercare di incentivare il bene comune.
Non dobbiamo limitarci – ha affermato – ad osservare il corso degli eventi. Bisogna, invece, eliminare la struttura di quelle istituzioni che perseguono ‘il tutto per se stessi, niente per gli altri’, non bisogna colpire il singolo perché venga semplicemente buttato fuori dal sistema.
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