L’avvocato Paola Ottaviano getta acqua sul fuoco. «E’ solo l’inizio – dice al telefono – ci sono ancora i primi processi ed è meglio non esultare coi procedimenti ancora in corso». Certo però che l’assoluzione del minorenne G.C. sui fatti dell’8 maggio 2013 è un bel sospiro di sollievo per tutto il movimento No Muos. Quel giorno gli attivisti a decine bloccavano pacificamente i mezzi e gli operai che tentavano di completare i lavori del cantiere. Nonostante fosse in atto la revoca delle autorizzazioni da parte del presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta. In quella giornata particolarmente concitata ci furono 2 arresti, poi non convalidati.
Su decine e decine di manifestanti piovvero provvedimenti amministrativi. Ma l’allora 16enne G.C. fu l’unico, oltre ai 2 maggiorenni arrestati, sottoposto a processo penale. Con le accuse di resistenza e violenza aggravate e lesioni aggravate. Nell’udienza del 3 novembre il Tribunale dei minori si è dunque pronunciato. Anche il pubblico ministero aveva comunque chiesto l’assoluzione. Se il 2013 è stato per il movimento No Muos un anno fatto anche di repressione, e che ha in parte frenato la partecipazione popolare che l’ha a lungo caratterizzato, adesso i primi nodi vengono al pettine. «Le prime decisioni della magistratura – dice l’avvocato Ottaviano – non confermano le misure repressive della polizia e degli organi inquirenti». Mentre si attendono le motivazioni che «potrebbero dire qualcosa di interessante sul discorso della resistenza passiva» il mingherlino G.C. è visibilmente sollevato. Non che avesse dubbi sulle sue azioni. Ha sempre negato di aver spintonato e sferrato calci e pugni, così come sostenuto dalla polizia. Nei capi d’imputazione gli venivano addirittura contestate le lesioni a 3 agenti in assetto antisommossa. «Ci sarebbero gli estremi per una querela per le false accuse – sostiene la Ottaviano – anche perché il commissario di polizia di Niscemi addebitava le lesioni ai 2 arrestati».
Rimane un anno di tribolazioni per G.C. in attesa del giudizio. Gli assistenti sociali a casa, la paura che la denuncia potesse ostacolargli il futuro, gli equilibri familiari in decomposizione, i problemi a scuola. Dopo quell’episodio non ha più messo piede a Niscemi. Più che ansia di risarcimento G.C. sembra “solamente” contento di aver riacquistato la dovuta serenità. Un piccolo grande genio informatico che adesso può tornare a dedicarsi alle proprie passioni, la musica e la lettura in primis. In un solidale post su facebook l’attivista Fabio D’Alessandro commenta così la vicenda. «Ricordo G. come uno dei militanti con più verve nonostante la giovanissima età. Lo ricordo come uno da cui avevamo tanto da imparare, lo guardavo spesso con ammirazione. Chi ci ripagherà per gli sguardi di disapprovazione da parte di chi ha creduto alla storiella dei “criminali”? Chi ci darà indietro G. e tutti gli altri?». Lui, il neanche 18enne G.C, quasi si schermisce di fronte tante attenzioni. Accenna un sorriso e poi dice «tornerò».
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