«Le azioni di Crocetta non sono mai state viste come definitive, ma come parallele a quelle degli attivisti, la cui attività è stata e sarà comunque autonoma. La nostra idea è che debba essere la gente a mobilitarsi per una soluzione definitiva e cioè lo smantellamento delle antenne militari satellitari Usa». I No Muos tornano a farsi sentire – con una conferenza stampa indetta dal comitato etneo – a una settimana da quella che è ormai definita la revoca della revoca e cioè il passo indietro del governatore regionale Rosario Crocetta sullo stop ai lavori di costruzione dell’impianto statunitense a Niscemi. «Subito dopo la notizia abbiamo avuto una risposta da parte della popolazione ancora più forte – racconta Nino Romeo, attore teatrale e membro degli Artisti No Muos – C’è la volontà da parte dei cittadini di riprendersi il proprio destino, – continua – in questi giorni infatti, assistiamo a un rilancio della lotta dal basso». Lotta che passa per le settimane di mobilitazione già programmate dal coordinamento regionale degli attivisti e, sopratutto, per un nuovo corteo verso i cancelli della base Usa fissato per il 9 agosto.
«Siamo a una nuova fase di scollamento tra i cittadini e la Regione – continua Romeo – Con i primi che hanno dato vita a nuovi blocchi, mobilitazioni e l’occupazione di quattro comuni: Niscemi, Ragusa, Caltagirone e Piazza Armerina». Altre amministrazioni siciliane in questi giorni stanno appoggiando la protesta facendo sventolare sulle proprie sedi la bandiera No Muos. Nel Catanese hanno già aderito i Comuni di San Gregorio e Sant’Agata li Battiati, mentre si aspetta la risposta del primo cittadino di Catania Enzo Bianco. In attesa del corteo di venerdì, intanto, prosegue il calendario di iniziative del coordinamento che, dal 5 all’11 agosto, «sarà incentrato sul confronto, da Nord a Sud, con le altre resistenze territoriali – spiega Alfonso Di Stefano, attivista No Muos – Come i No Tav della Val di Susa e i cittadini e lavoratori dell’Ilva di Taranto». Organizzate proiezioni di video, presentazioni di libri e workshop.
Non si è ancora spenta, dunque, la polemica per la decisione del governatore regionale di annullare la sua stessa revoca alle autorizzazioni per i lavori delle antenne Usa. E a niente sono servite le spiegazioni di Crocetta, «scorrette sotto tutti i punti di vista tecnici», spiega Sebastiano Papandrea, tra i legali del coordinamento No Muos. Il primo punto che non convince i manifestanti è quello secondo cui la relazione dell’istituto superiore di sanità – chiamata a decidere – avrebbe smentito possibili pericoli del’impianto per la salute dei cittadini, facendo venire meno qualunque necessità di cautela. «Una relazione smembrata, di cui si sono valutati solo alcuni passaggi e soprattutto non quelli che contengono il parere degli stessi esperti nominati alla Regione e contrari al Muos – spiega l’avvocato – In alcuni allegati, lo stesso Iss fa presente che comunque non esistono studi sugli effetti dell’interazione tra l’inquinamento elettromagnetico e acustico soprattutto su bambini». Senza considerare che, sempre lo stesso istituto, definisce la propria relazione «uno studio scientifico e non utilizzabile a fini autorizzativi, perché teorico e non sul campo», continua Papandrea.
Allo stesso modo, agli attivisti sembra assurda la spiegazione di Crocetta secondo cui la revoca della revoca sarebbe stata imposta dal rischio di dover risarcire gli Usa con 18 miliardi di dollari. «Abbiamo studiato tutti i documenti, non c’è alcuna clausola che lo preveda – dichiara il legale – E anche il Tar, in primo grado, aveva dichiarato illegittima la richiesta di risarcimento del Ministero della Difesa nei confronti della Regione Sicilia». Il procedimento al Tribunale, prima della revoca della revoca, era ormai agli sgoccioli anche nel secondo grado e il suo esito, secondo gli attivisti, non avrebbe dovuto preoccupare Crocetta. «Che però ha deciso di fretta, senza aspettare di vedere cosa decidessero i giudici».
Ai No Muos resta ancora una battaglia legale da affrontare: il ricorso presentato dal Comune di Niscemi nel 2011 nei confronti delle autorizzazioni al cantiere Usa rilasciate dall’allora governatore regionale Raffaele Lombardo. «Abbiamo già depositato la relazione di Marcello D’Amore, ingegnere dell’università La Sapienza di Roma nominato verificatore dal Tar, che sottolinea soprattutto le possibili interferenze del Muos con il traffico aereo di Comiso, Fontanarossa e Sigonella». Fuori dai tribunali, a cominciare a preoccupare gli attivisti, è l’interferenza psicologica del cantiere sui cittadini: «Lo stesso Iss ha evidenziato un alto tasso di ospedalizzazione a Niscemi – conclude Romeo – Le mamme sono preoccupate, sottopongono i figli a continui controlli e non dormono la notte per controllarli».
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