No Muos, chiuse indagini per trekking alla base Usa Indagati in 24, pure chi «ha mostrato il sedere nudo»

Il 21 agosto del 2016 a Niscemi si sono radunati in un centinaio. Da qualche settimana il Muos era tornato nella disponibilità degli Stati Uniti, perché dissequestrato dal Tribunale del Riesame di Catania. Attivisti e simpatizzanti si riuniscono non per una protesta, ma per una passeggiata nella Sughereta, il bosco alle porte di Niscemi dichiarato sito d’interesse comunitario. Una giornata dedicata al trekking che però è costata a 24 persone un avviso di garanzia da parte della Procura di Gela. Le accuse sono varie: aver tagliato le reti della base statunitense, aver ostacolato l’identificazione da parte delle forze dell’ordine e, in un caso, aver «offeso l’onore di tutti i pubblici ufficiali in servizio di ordine pubblico». In un modo decisamente particolare: mostrando il sedere alla polizia. 

«Rivolgendosi all’operatore della polizia scientifica – si legge nell’avviso di garanzia – proferiva la seguente frase “Arripigghia chistu” e si girava volgendo le spalle all’operatore, si abbassava i pantaloni e mostrava il suo sedere completamente nudo». Allo stesso ragazzo viene contestato di essersi coperto il viso con occhiali da sole e indumenti, per non farsi riconoscere. 

Tra gli indagati ci sono i promotori della passeggiata – Pippo Gurrieri e Marino Miceli – per «aver organizzato la manifestazione senza averne dato comunicazione al questore». A 16 persone, in concorso con altre quattro che la polizia non è riuscita a identificare, viene contestato di aver tagliato le reti della base militare, con l’utilizzo di due cesoie. Altre sei sono accusate di favoreggiamento nell’eludere le indagini perché si sarebbero stretti attorno ai responsabili del taglio della recinzione e le avrebbero nascoste srotolando ed alzando striscioni e bandiere, in modo da impedire il riconoscimento con le riprese video. A tutti e 24 è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini. 

«Non era una manifestazione di protesta, ma un trekking – commenta Elvira Cusa, attivista di Niscemi e pure lei indagata – Abbiamo iniziato la passeggiata al lato opposto al presidio, cioè dal lato della Sughereta, e siamo arrivati al cancello quattro, sempre seguiti dalla Digos che ha filmato tutti. L’azione di tagliare le reti per noi è simbolica, sta a indicare il volerci riappropriare di qualcosa che è nostro e che ci è stato sottratto. Non siamo neanche entrati nella base». 

Negli ultimi anni le denunce e i processi a carico degli attivisti No Muos si sono moltiplicati. «La repressione – conclude Cusa – ci sta colpendo tantissimo, ma il movimento non arretra. È stata decisa una manifestazione nazionale per l’1 luglio e ci sarà un campeggio No Muos nel mese di agosto».

Salvo Catalano

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