No alla politica dei piccoli uomini

Sono fra i promotori e i redattori del programma di Fermare il declino in Sicilia e ribadisco quanto ho avuto modo di affermare nel corso della nostra conferenza stampa di presentazioni delle liste. Il nostro, rispetto alla più parte di quelli offerti all’elettore in questa competizione elettorale, non é un programma generico, fatto di affermazioni e frasi fatte, sulle quali, magari, tutti possiamo concordare. Noi ci siamo infatti posti di fronte ai problemi e abbiamo indicato delle soluzioni, non generiche, demagogiche e sostanzialmente poco concludenti, ma puntuali e praticabili. E proprio questo metodo fa la differenza rispetto ai tanti altri programmi di partiti e movimenti che, oggi, si propongono al giudizio elettorale.

Anche rispetto a quelli che, magari, usano tronfiamente la parola ” rivoluzione”, ma che non indicano i percorsi attraverso i quali queste rivoluzioni dovrebbero essere attuate. Abbiamo, dunque, voluto impostare in modo politicamente nuovo, forse inusuale, l’esame dei problemi che affliggono il nostro Paese non lasciandoci sedurre dalle sirene delle declamazioni e delle frasi ad effetto. In questo senso, possiamo dire di volere, noi, cercare di operare una sorta di rivoluzione copernicana, che è rivoluzione culturale liberale, l’unica, a nostro giudizio, che può arrestare la deriva sulla quale si è avviato, anche per demerito di un ceto dirigente vecchio, spesso corrotto e carico di pregiudiziali corporative, il nostro Paese.

Ecco perché, piuttosto che lasciarci andare alla facile giaculatoria delle lamentazioni, piuttosto che puntare il dito accusatorio, ciò che naturalmente non significa assoluzione su chi ha causato il disastro, abbiamo giudicato opportuno metterci di fronte ai problemi per trovare soluzioni idonee a venire fuori dalla crisi, soluzioni utili a ricostruire quanto è stato distrutto.

La gente, i giovani, devono comprendere che la giusta indignazione e la forte protesta, fatti importanti e opportuni, non sono tuttavia sufficienti a costruire il futuro. Devono sapere che a queste bisogna che si accompagnino proposte serie e praticabili. Deve infatti prevalere la logica del “Fare”, dell’impegno attivo, della disponibilità alle sfide alle quali non si può sfuggire magari rifugiandosi dentro le nicchie di un assistenzialismo demotivante naturale terreno di coltura di un atteggiamento passivo di fronte al futuro.

Vogliamo aprire gli occhi alla gente, fare capire che la crisi non si affronta difendendo l’indifendibile, ma si affronta mettendosi in gioco, rischiando per cui, sia chiaro a tutti che, come movimento, non difenderemo nessuna rendita di posizione parassitaria.

L’auspicio è che la gente capisca e non si lasci affascinare dalle sirene inconcludenti del populismo e dalla retorica del moralismo spicciolo dietro il quale, molto spesso, si nascondono le mediocri ambizioni di piccoli uomini.

 

Pasquale Hamel

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