Il Museo della civiltà contadina e di storia naturale di Niscemi apre i battenti. «Finalmente. È un momento storico importante», dice il direttore Totò Ravalli che ha dovuto attendere mesi, nonostante l’allestimento fosse già completato. Il museo civico è rimasto chiuso per almeno sei mesi, infatti, nell’attesa che si trovasse l’accordo sul regolamento di gestione, cioè il dispositivo normativo che regola tutti gli aspetti del museo civico, tra le due associazioni promotrici – il locale Lions Club e il Centro di educazione ambientale (Cea) – e l’amministrazione comunale.
Molti gli incontri che si erano conclusi senza accordi tra la commissione cultura dell’ente comunale, che avrebbe voluto nel consiglio di amministrazione tre consiglieri comunali oltre al sindaco e solo un rappresentante per ciascuna delle due associazioni, e queste ultime con «l’impressione che si voglia politicizzare il museo» e la richiesta di maggiore parità di rappresentanza. «Alla fine si è trovata una linea guida condivisa e una strada per andare avanti insieme – dice soddisfatto Ravalli a MeridioNews – con nove membri del Cda: due del Lions Club, due del Cea, un rappresentate comunale, uno provinciale, uno regionale, uno della Soprintendenza dei Beni culturali di Caltanissetta e poi anche un rappresentante del mondo della cultura siciliana».
La struttura che è stata il convento dei frati francescani minori e poi anche la sede dell’ospedale niscemese è stata restaurata con 4 milioni e 750mila euro di finanziamenti europei ottenuti nel 2013. «Per arrivare all’inaugurazione abbiamo anche avviato una raccolta fondi e abbiamo ricevuto donazioni da cittadini e associazioni da varie parti del mondo per un totale di 20mila euro – racconta Manuela Ravalli – La metà di questa cifra è arrivata da un filantropo americano che ha origini siciliane. Una parte – aggiunge – la useremo per la pubblicazione di un libro sul museo civico».
Cinquemila i reperti dell’antica società contadina donati dai cittadini nell’arco degli ultimi 30 anni che, dopo il tempo passato in magazzini e garage, saranno finalmente esposti e visitabili dal pubblico. «L’importanza della nostra collezione – dice il direttore – è stata anche riconosciuta dalla Soprintendenza e, nel 2004, anche dall’assessora ai Beni culturali della Regione Sicilia ci ha riconosciuto una certificazione di qualità per “l’alto valore etno-antropologico”».
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