Nuovo raid vandalico contro il centro per i disabili di contrada Vituso a Niscemi, inaugurato qualche giorno fa in un bene confiscato alla mafia. Dopo l’imbrattamento con la vernice spray all’esterno dell’edificio, ignoti hanno nuovamente fatto irruzione nella notte tra domenica e lunedì dentro l’area recintata, ancora non custodita, dando fuoco al portone d’ingresso della villa, dopo aver gettato del liquido infiammabile.
Contenuto l’ammontare dei danni, circa duemila euro, ma desta allarme il secondo episodio nel giro di pochi giorni. Mentre dopo il primo danneggiamento in tanti si erano spinti a individuare le possibili cause, oggi si assiste a un mutismo diffuso: bocche cucite tra gli investigatori e anche il sindaco Francesco La Rosa, rientrato appositamente da un viaggio istituzionale appena appresa la notizia, affida il suo rammarico a poche parole: «In questo momento è inutile sbilanciarsi, qualunque ipotesi è azzardata e rischia di essere smentita. Lasciamo spazio agli inquirenti che stanno lavorando sul caso, mi auguro che vengano arrestati gli autori». Nel frattempo il primo cittadino ha convocato una riunione di giunta comunale proprio nel centro per disabili e ha chiesto un incontro con la prefetta di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta. Decisioni che dimostrano la rabbia e la delusione dell’amministrazione.
Dopo il primo episodio intimidatorio, gli inquirenti avrebbero presto accantonato la pista che porta agli ex proprietari dell’immobile, confiscato e ristrutturato dal Comune grazie al finanziamento di un milione di euro del Pon Sicurezza. Il messaggio potrebbe essere rivolto allo stesso Comune, ma non si esclude anche un avvertimento ai gestori della struttura: la Onlus Associazione genitori di soggetti diversamente abili.
Sono destinate invece a suscitare un vespaio di polemiche le frasi di don Giuseppe Cafà, a capo della parrocchia del Sacro cuore di Gesù di Niscemi e in passato fondatore di un’associazione antiracket. Il prete, in un post sul gruppo Facebook della parrocchia, si scaglia contro gli autori del gesto, concludendo però così il suo sfogo: «Quest’atto dimostra ancora una volta che chi ha commesso questo vile gesto merito solo di essere considerato un animale criminale e non uomo e nemmeno mafioso… Perché i mafiosi non se la prendono mai con i deboli». MeridioNews ha provato a contattare don Giuseppe per chiarire il suo messaggio, ma non è stato possibile parlargli. Persone a lui vicine lo difendono, sostenendo che è stato frainteso. Intanto i parrocchiani si dividono, commentando il post. Molti parlano di un lapsus, interpretando la frase come un messaggio volto a squalificare gli autori dell’incendio. Altri però non ci stanno, come Daniele: «Spero con tutto il cuore che sia un errore, perché se non lo fosse le sue parole più che da uomo di chiesa sembrano quelle di un uomo d’onore. Don Puglisi, Borsellino e molti altri si rivolterebbero nella tomba».
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