Insieme a loro c’è un asino. Anche lui a rischio sopravvivenza come l’Istituto sperimentale zootecnico siciliano, «un ente abbandonato a se stesso» denunciano i sindacati che oggi, insieme ai 48 lavoratori, sono scesi in piazza. Protestano dalle 7 di stamattina con un sit-in all’ingresso principale di via Roccazzo e davanti ai cancelli hanno portato un asino. «All’Istituto mancano 800mila euro e la Regione nell’assestamento ha previsto solo 140mila euro che non bastano neanche per gli stipendi – denuncia il segretario della Flai Cgil di Palermo, Tonino Russo -. L’intera gestione dell’istituto, con i mangimi e le medicine che servono ogni giorno per gli animali, la benzina per macchine e trattori, sta per andare in malora».
I lavoratori sono da tre mesi senza stipendio, i contributi all’Enpaia non vengono versati da due anni e non prendono più buoni pasto, straordinari e altri istituti contrattuali. Così lo stato di dissesto dell’ente ha fatto scattare lo stato di agitazione. «Ad oltranza» assicurano le parti sociali, che hanno inviato una nota al presidente della Regione Rosario Crocetta, all’assessore alle Risorse agricole Rosaria Barresi, e al prefetto Francesca Cannizzo. I segretari di Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e Confederdia, rispettivamente Adolfo Scotti, Tonino Russo, Giuseppe La Bua e Salvatore Cannella, puntano il dito sul grave stato in cui versa l’Istituto sperimentale zootecnico siciliano, denunciano il ritardo nella corresponsione delle mensilità, il mancato pagamento dei contributi e l’assenza «già da parecchio tempo di governance», che aggrava lo stato di incertezza.
Così in mancanza di soluzioni proseguiranno la protesta e il primo effetto potrebbe registrarsi già domani mattina quando il Mercato del contadino potrebbe saltare. «Senza risposte nel più breve tempo possibile, proseguiremo con altre azioni di lotta – assicura Russo –. Mangimi, foraggi e medicinali rischiano di terminare e anche la salute degli animali è a rischio. Non si può andare avanti così, ogni anno il trasferimento di risorse diminuisce e crescono i debiti con i fornitori. Da qualche anno poi i contributi ai lavoratori non vengono versati e questo penalizza fortemente sia i lavoratori in procinto di andare in pensione che coloro che si trovano nella necessità di accedere alle anticipazioni del Tfr».
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