Nicosia – Roma: viaggio di fede e di festa

Ottobre 2005. Iniziano i festeggiamenti per la canonizzazione del Beato Felice da Nicosia. Un “evento eccezionale”, come annunciano i manifesti affissi per le vie della cittadina sita nel cuore della Sicilia. Eccezionale, certo, poiché si tratta di un avvenimento unico per la nostra intera regione: la santificazione di un siciliano non capita mica tutti i giorni!

Il programma organizzato a Nicosia per la canonizzazione è vario. Vengono messe in atto manifestazioni e celebrazioni di ordine profano e di carattere religioso: pellegrinaggi e itinerari tematici in tutta la Sicilia; mostre fotografiche, pittoriche e grafiche sulla vita del Santo con premiazione finale; triangolari di calcio, pallavolo e tennis; spettacoli folkloristici e serate musicali; tanti giochi pirotecnici e tanti fiori colorano le vie del paesino. Non mancano inoltre concerti di musica sacra, saggi di danza varia e i musical (fra cui uno al quale il sottoscritto ha partecipato in prima persona).

Di certo questa è una grande occasione per partire verso Roma, dove vedremo da vicino papa Benedetto XVI in occasione della santa celebrazione che ospita, oltre quella del nostro Felice da Nicosia, anche altre quattro canonizzazioni: i polacchi Jozef Bilczewski e Zygmunt Gorazdowski, il calabrese Gaetano Catanoso e il cileno Alberto Hurtado Cruchaga.

La partenza per Roma è fissata per il 21 ottobre alle 19:50 viaggio in treno…e già sono in ritardo! Tutta colpa dell’Amt che aspetto per più di mezz’ora. Finalmente decido di raggiungere la stazione di Catania a piedi, carico come un mulo, ma almeno sono sicuro di arrivare a destinazione! I miei amici mi aspettano tutti lì. Circa 70 ragazzi, guidati da un nostro amico sacerdote, giunti da Nicosia (io invece ero già a Ct) e questo era solo il mio gruppo. Alla stazione, infatti, quella sera c’erano circa 200 nicosiani pronti per partire. Un esodo vero e proprio se si considera che giunti a Roma troviamo quasi 2/3 di compaesani!

Il viaggio in treno passa velocemente tra gioie e sofferenze. Si canta, si prega naturalmente e si recitano versi in onore del frate Cappuccino ma si passa anche la notte in bianco, grazie al baccano dei ragazzi (comprensibile) e al fatto che non si riesce a prender sonno stretti in una cabina da sei posti a sedere con un profumo non proprio indifferente di piedi. Sorvolando sui particolari e su un’accidentale fermata di emergenza del treno provocata dalla mano maldestra di un ragazzo che inavvertitamente tira la maniglia per la caduta di un bagaglio (scatta anche la multa a proposito), stranamente la nostra corsa giunge perfettamente in orario a Roma alle 6 del mattino. Non abbiamo trovato neanche le zecche e le pulci che previdentemente le FS avranno fatto sparire dopo il malcontento di molti viaggiatori.

Il nostro Hotel si trova molto vicino a Termini ma le nostre camere sono disponibili solo all’ora di pranzo. Depositiamo tutto nella hall e ci dirigiamo in gruppo a San Pietro dove l’indomani ci aspetta una giornata memorabile. Alle 14 scatta l’inevitabile problema: dove si mangia? A Roma ovunque ti giri trovi un ristorante dove poter pranzare ma per 70 persone non è così facile e per di più se si vuole risparmiare. Il primo giorno decidiamo di pranzare al Self-service della stazione Termini. Il primo, il secondo e una bibita sono assicurati e non si mangia neanche male. Con la pancia soddisfatta giungiamo finalmente in hotel per rinfrescarci e riposare almeno un’oretta, come pensavo io almeno. Invece non ho avuto neanche il tempo di sdraiarmi sul letto che già dovevamo uscire per raggiungere la Chiesa S.Maria degli Angeli per la messa di veglia in compagnia di tutti gli altri nicosiani e molti pellegrini venuti da Bronte, Tusa, Leonforte, Linguaglossa, Messina e altre località della Sicilia.

La sera ceniamo in una pizzeria vicino alla piazza in cui si trova la fontana di Trevi, di cui adesso non mi sovviene il nome. Il rituale del lancio della monetina nella fontana certamente non si salta. Il mio desiderio? Beh, non è tanto difficile da indovinare dal momento che ancora grazie a una materia scritta di cui non faccio nome non posso avvicinarmi alla laurea…

La pizza arriva dopo due ore di attesa, non a tutti comunque. Si sono scordati le pizze di tre miei amici. Quindi aspettiamo un’altra ora affinché loro possano terminare il loro pasto. Che si fa ora? La stanchezza è molta ma la voglia di visitare la night della capitale è molta di più. Il gruppetto però si riduce notevolmente: siamo appena una quindicina a girovagare di notte ammirando le luci che illuminano monumenti, statue romane ed edifici antichi. I nostri spostamenti nei tre giorni di visita avvengono pressoché con la metropolitana, veloce economica e non bisogna attendere molto. Ma la notte ci ritroviamo a piedi dato che per motivi di sicurezza la metro chiude alle 21. Niente paura nessun attentato terroristico è avvenuto per fortuna come molti (tutti in pratica) temevano! Ci mancava solo quello!

Giungo nella mia stanza a pezzi perché so già che alle 5:00 (sono le 2:00 cavolo e la notte prima non ho dormito) c’è la sveglia per vedermi con gli altri alla fermata della metro. Dobbiamo fare la fila in via della Conciliazione per prendere un posto vicino e sicuro durante la celebrazione delle 10:00, quella cioè presieduta dal papa. Arriviamo alle 5:30 dove ci aspetta una valle di pellegrini cileni arrivati per il loro santo. Non vi mento dicendovi che c’era quasi tutto il Cile giunto a Roma per inneggiare ogni volta a grande voce il loro motivetto carino ma che a volte era un po’ stressante. Ovunque ti girassi sentivi gridare: CI-CI-CI, LE-LE-LE, VIVA CILE OLE’!!! Anche noi in quei giorni a furia di ripetere quelle parole, vuoi per solidarietà vuoi per prenderli un po’ in giro, eravamo diventati cileni d’adozione! Ma certo il popolo siciliano non stava a guardarli: il nostro SAN FELICE urlato come dei forsennati si faceva sentire parecchio. Quelli che invece si sentivano pochissimo erano gli amici della Polonia e della Calabria, almeno loro ci provavano a farsi sentire ma inutilmente. In quel momento stavamo gridando davanti al papa la nostra fede e gioia e credo che Benedetto non si sia dispiaciuto di questo. Anzi a veder dai sorrisi del suo volto credo che ne fosse anche compiaciuto.

Il momento sacro della celebrazione fa scendere un silenzio generale…e dopo la proclamazione dei santi un boato aleggia su San Pietro. Cori e inni riempiono la piazza in attesa dell’udienza con il papa fissato il lunedì. Dimenticavo: per prendere un posto vicino al palco ci siamo fatti le corse come dei dannati, giovani, adulti e anche vecchi che correvano spingendo e urtando con i loro bastoni di sostegno (o di attacco?) e mi son beccato persino degli spintoni e pugni ma ne è valsa la pena dato che son arrivato fra i primi e ho potuto prendere i posti ai miei amici. Io ero vicino al corridoio centrale da dove passava il papa. Quando mi è passato accanto ho sentito una grande emozione nel cuore. Non vi nego che all’inizio non ero felicissimo per questo nuovo papa, forse troppo legato all’immagine del nostro caro Giovanni Paolo II, eppure ho cambiato idea perché è veramente degno di questa imponente eredità.

Finita la messa mangiamo vicino San Pietro, qualcuno nel frattempo aveva “perso” qualcosa di importante o si era direttamente “perso” fisicamente. Dopo esserci contati tutti andiamo in hotel e ringrazio davvero quelle poche ore in cui ho potuto dormire. Durante le messe mi stavo addormentando come minimo 20 volte per il tanto sonno perduto. La sera raggiungo gli altri a piazza Venezia (loro il pomeriggio avevano girato un po’ nel frattempo) e andiamo a cenare in un pub. Tante foto e tanti chilometri di notte. L’unico modo per spostarsi a quell’ora è l’autobus ma preferiamo muoverci a piedi.

La cosa che mi importava inoltre, prima di far ritorno a Catania, era andare all’università, precisamente alla facoltà di Comunicazione (per arrivarci ho chiesto indicazioni a molti passanti… credendo fossero romani ma solo turisti ho beccato!). Arrivato in facoltà il CAOS: la facoltà era occupata o meglio c’erano tanti striscioni e tanti studenti che si stavano riunendo per delle assemblee straordinarie tutti per manifestare, il giorno seguente, il malcontento generale delle università italiane contro il decreto legge del nostro “caro e amato” ministro Letizia Moratti. In mezzo a quel casino cerco invano qualche informazione circa i corsi di lauree specialistiche e/o master… in fondo ero andato lì proprio per quel motivo e non volevo aver fatto quei chilometri a vuoto: trovo solo una signora veramente “simpatica” che all’inizio vuole cacciarmi fuori ma dopo averle spiegato “gentilmente” che ero venuto dalla Sicilia per saper qualcosa di concreto sui corsi mi risponde più o meno così: “eccoli… tutti qui alla Sapienza vengono a finire. Perché non vi restate a studiare a casa vostra?!? Forse al sud non avete dei corsi di lauree efficienti?”.

Egregio signor Preside… cosa avrei dovuto rispondere alla cara signora? Sicuramente ho cercato di difendere l’ateneo di Catania e, in generale, le università del meridione d’Italia… ma io ero lì solo per delle informazioni e non per fare teatrino. Quindi dopo aver ottenuto ciò che volevo sapere (in pratica nulla dal momento che mi disse semplicemente che dovevo visionare su internet o mandare una mail al preside della Facoltà di comunicazione di Roma) con un sorrisino acido mi fa: “Non voglio distruggere i desideri di voi studenti ma prima di iscrivermi ad un corso di specialistica se fossi in te ci penserei molto!” Senza parole davvero –come la galleria di step1- saluto e adieu!

Questa era solo una parentesi che volevo riportare obbligatoriamente anche se non c’entrava nulla con il tema dell’articolo, quindi chiedo anticipatamente scusa per questo. Ma ritornando al nostro San Felice devo dire che l’ultimo giorno è volato via velocissimo e, dopo un brevissimo boccone al Mc Donald’s, andiamo a prender i posti nelle nostre cabine prenotate del treno Intercity notte e stanchissimi ci addormentiamo subito… per risvegliarci direttamente ad Acireale. I festeggiamenti e la foga dei cittadini siciliani non finisce di certo al ritorno da Roma. La festa a Nicosia, infatti, si è conclusa appena qualche giorno fa.

La libertà nella povertà, la penitenza, la preghiera, l’umiltà e la carità testimoniati nella fede del Santo Felice da Nicosia hanno rafforzato notevolmente lo spirito religioso di molte persone già devote al beato. Di proposito non ho voluto raccontarvi la vita o le opere di San Felice, non ho voluto perché ciò che conta veramente conoscere di questo fraticello è la sua umiltà e il suo rispetto per gli altri… non credo che bisogna aggiungere altro. Ma per chi volesse saperne di più sulla sua biografia o per visitare la casa natale e i luoghi a lui cari potete con piacere fare “un salto” a Nicosia, un paesino ricco di storia, arte, tradizioni… sicuramente un viaggio ricco di fede e festa.

Alessandro Mansueto

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