New York New York/ L’Italia tra amore e fiducia

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Evviva la Repubblica! Ma ognuno di noi quanto vuol bene all’Italia? Quanto è disposto a sacrificarsi per ‘lei’? Non è solo andando ad un affollato ricevimento in un’ambasciata o in un consolato che dimostriamo il nostro patriottico attaccamento. (Se le sedi diplomatiche italiane nel mondo avessero devoluto le spese della festa agli aiuti all’Emilia terremotata, un milioncino si sarebbe raccolto?)

E’ possibile misurare il livello d’amore che un cittadino dimostra di avere per il proprio Paese? Al di là della lettura di sondaggi con domande generiche e banali sull’indice di gradimento per una istituzione o per un politico, per misurare la “temperatura patriottica” di ognuno di noi si potrebbe guardare alle scelte sulla propria “spesa”. Cioè quando si compra un prodotto o servizio, quante volte a parità di prezzo scegliamo quello italiano?

Allora, su tutto ciò che si mastica e si beve o che si indossa e si calza, la “fiducia” per tutto quello che viene prodotto dall’Italia, almeno per me, resta ancora piuttosto alta (la scorsa settimana ho comprato un olio d’oliva extra vergine etichettato “Palermo” per poi scoprire “Imported from Turkey”. Mannaggia…).

Quindi, che ci faccia incavolare Berlusconi, Monti o Grillo, se poi alla fine continuiamo a comprare prodotti italiani, vorrà dire che il nostro livello di attaccamento, fiducia e apprezzamento resta solido…

Ma quando invece di “prodotti”, si tratta di “servizi”? Qualche giorno fa dovevo trovare il biglietto più economico per volare, come sempre con la famiglia, questa estate da New York in Sicilia, un salasso che spesso finisce per farmi scegliere il prezzo sulla qualità. In passato alla fine volavo con Alitalia, perché allo stesso prezzo arrivavo a Palermo con un solo stop via Roma o Milano.

Ma ecco che nella ricerca spunta “Lufthansa” e, non ci posso credere, con un solo stop! NYC-Munchen-Pmo-Munchen-NYC! E costa 50 dollari meno dell’Alitalia! Non ci penso due volte a comprare subito quattro posti prima che le centinaia di migliaia di siciliani che risiedono in America scoprano “il deal”. Poi, al momento dell’apparizione del “Booked!”, ho sentito una soddisfazione rara e tra i salti di gioia, mi scappa: “Tiè Alitalia! Non solo pago meno, ma volo con una seria compagnia tedesca senza fare più scali! Tiè, tiè, tiè!”.

L’euforia dura un attimo. Poi ecco emergere i sensi di colpa. Come tiè? Ma che significa, non voglio bene all’Italia? Scelgo Lufhtansa invece che Alitalia dimostrando uno scarso attaccamento alla mia patria in difficoltà economica e che avrebbe bisogno del supporto dei suoi cittadini all’estero?

Ci ho riflettuto un po’, quasi pentito. Ma poi, se avessi potuto magicamente far tornare indietro il computer per scambiare i biglietti e dare il mio “contributo”, ho capito che non l’avrei fatto. Non era solo una questione di prezzo, ma soprattutto di qualità del servizio e quindi di fiducia.

Così mi è bastato ricordare le ultime volte che avevo volato “italiano”, e ho subito risentito quelle gambe schiacciate dalla vergognosa mancanza di spazio tra i sedili della classe economica, la mortificante scortesia del personale di volo, il caos all’aereoporto di Fiumicino per raggiungere in tempo la coincidenza per Palermo… A quel punto non avevo più dubbi anche perché su questi aerei ci volava la mia famiglia.

La fiducia nel futuro di un Paese purtroppo non si misura soltanto nelle sue capacità di produrre il miglior olio d’oliva, cuoio per scarpe o macchine per caffé. Si denota nella sua organizzazione dei trasporti, così come della giustizia, così come nel rigore dei controlli quando si costruiscono fabbriche dove gli operai non dovrebbero rischiare la vita ad ogni scossa di terremoto.

La mancanza di fiducia che ti fa schizzare uno spread, quindi, non è solo determinata dai cambi al governo tra Berlusconi e Monti, ma si basa sulla qualità dell’organizzazione di una società complessa. Ecco quindi la fortissima sensazione che la nostra amata Italia, purtroppo, negli ultimi anni invece di progredire in questo indice della fiducia mondiale, sia peggiorata almeno rispetto ad altri Paesi europei.

In questi mesi di dimostrata “rigidità” finanziaria sugli aiuti alla Grecia che probabilmente causerà l’uscita dall’euro di questa piccola ma fondamentale nazione (la nostra civiltà europea nasce lí) e quindi di mancanza di “vision” per un’Europa più unita non dal denaro ma da istituzioni e ideali comuni, la Germania di Angela Merkel ha saputo trasmettere solo rigidità politica che ha scaturito sentimenti negativi nei suoi confronti. In questi mesi cioè la Germania ci ha fatto antipatia. Eppure, nonostante questo sentimento, si ha fiducia nella sua organizzazione, nel saper offrire un servizio come quello di trasportare la mia famiglia attraverso l’Oceano e farla arrivare in Sicilia con la meno spesa possibile senza compromessi nella qualità del servizio.

Quindi nel comprare quei biglietti di una compagnia tedesca ho capito che ciò non significava che non volevo “più bene” all’Italia, ma che purtroppo ci sto perdendo sempre più la fiducia. E come in un rapporto d’amore, anche tra il cittadino e la patria la fiducia non può mancare.

 

 

Stefano Vaccara

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