«Il mio ruolo istituzionale in questi anni non mi ha mai impedito di esprimere la mia opinione, non ho mai risparmiato il governo dalle critiche e non ho mai confuso la presidenza della commissione regionale Antimafia con la mia funzione di deputato. Ma da candidato alle primarie si apre una nuova stagione ed è giusto che non si esponga la commissione». Ne è convinto Nello Musumeci, leader del movimento Diventerà bellissima, che la scorsa settimana ha annunciato le dimissioni da presidente della commissione a partire dal 27 marzo, data in cui saranno ufficializzate le candidature alle primarie del centrodestra.
Cosa resta di questa esperienza durata più di quattro anni?
«Sicuramente è stata una esperienza esaltante, che mi ha molto arricchito. Resta impressa la consapevolezza che l’attività di indagine della politica a volte può arrivare prima della procura».
Le viene in mente qualche episodio specifico?
«Penso al Cara di Mineo, penso al consiglio comunale di Catania, penso all’inchiesta sugli istituti autonomi case popolari. Voglio essere chiaro: la magistratura si occupa di fatti e reati penali, noi ci occupiamo di fatti di rilevanza etica, ma sono convinto che la nostra denuncia può e debba arrivare prima dei tempi della procura».
Sui rifiuti, però, la magistratura vi ha in qualche modo anticipati.
«No, la nostra relazione sui sistema dei rifiuti in Sicilia è pronta, alla prima seduta utile la approveremo. Ma torno al concetto di prima: la magistratura, come è giusto che sia, indaga su fatti di rilevanza penale, noi invece abbiamo bisogno di capire se nella cosiddetta zona grigia si è determinato un incontro con il rispetto della norma comportamentale, oppure si è verificato un oltraggio all’etica pubblica».
Può anticipare qualcosa sulla vostra indagine sui rifiuti?
«Lo leggerà nella relazione. Però voglio sottolineare che in oltre trent’anni non era mai accaduto che la commissione regionale antimafia esitasse una relazione. Noi ne abbiamo esitate quattro».
Un dato piuttosto sconfortante, quello che riguarda il passato.
«Bisogna trarre stimoli dalle omissioni passate per dare nuova forza e nuovo vigore alla politica, consapevoli però del fatto che non tutto il passato è da buttare».
È a questa nuova forza e nuovo vigore che guarda la sua candidatura alle primarie?
«Sì. Il prossimo 27 marzo si chiude il termine per presentare le candidature, vedremo chi saranno i miei competitori».
Cosa ne pensa delle dimissioni di Marco Falcone?
«È una questione interna a Forza Italia. È chiaro che il tavolo resta e mi auguro che Falcone voglia ripensarci, ma in ogni caso Forza Italia farà parte di questo percorso».
In molti hanno manifestato perplessità rispetto alle primarie di centrodestra per il timore che i tempi siano troppo stretti e ci sia il rischio di non arrivare a sanare le fratture che le primarie – inevitabilmente – comportano, prima di affrontare uniti la campagna elettorale per le regionali.
«A me hanno sempre spiegato che la democrazia è la forma più naturale di coinvolgimento popolare. Le primarie sono il sistema democratico per scegliere il candidato di una coalizione che non è di centrodestra, attenzione, ma di persone che si pongono come alternative al Pd e a chi ha governato insieme a Crocetta. Io credo che non ci siano ferite. Dovessero esserci, useremo un buon cicatrizzante e andremo avanti. La gente è stufa di sentire parlare di formule, di alchimie politiche. Vuole sentire parlare di imprese, di giovani, di lavoro. La gente vuole capire quali sono le risposte che la politica offre per superare i problemi».
Cosa ne pensa dell’antimafia di professione?
«Ne ho parlato in Aula, tutto quello che avevo da dire ho ritenuto giusto esprimerlo in quella sede. Esiste dagli anni ’80 e ha contaminato la politica, il mondo imprenditoriale e una parte dell’associazionismo».
Da dove ripartire per costruire una nuova Sicilia?
«Dall’autorevolezza della politica, che non deve accettare compromessi, e non deve vivere di un eterno complesso di inferiorità difendendo l’equilibrio dello Stato».
Cosa serve, a suo avviso, per governare oggi la Sicilia?
«Serve la buona politica, serve esperienza, serve un programma chiaro e concreto e serve tanto buon giudizio da parte del corpo elettorale. Perché, lo ricordo, la politica è lo specchio della società».
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