Dopo avere obbedito per quasi ventanni a Silvio Berlusconi, gli azzurri di Sicilia – ieri sotto le bandiere di Forza Italia, oggi allombra del simbolo un po sbiadito del Pdl, domani non si sa – scoprono improvvisamente la democrazia. Felici di aver accertato che, alla fine, in politica, volendo, si può anche pensare con la propria testa, i dirigenti del Pdl siciliano parlano, parlano, parlano. E si sputtanano l’uno con l’altro.
Il più felice di tutti è Francesco Cascio, ex presidente dellArs, rieletto a Sala dErcole con 12 mila voti, che rilascia interviste in stile mitragliatrice. Attacca tutti, Cascio: i vertici del suo Partito in Sicilia (cioè i tre coordinatori: Dore Misuraca, Giuseppe Castiglione e Mimmo Nania), Gianfranco Miccichè e, adesso, pure Giuseppe Firrarello.
In realtà, Cascio aveva parlato qualche giorno fa. Oggi è stata la volta del Senatore Firrarello, che non ha risparmiato dure critiche a Cascio. Rinfacciandogli di non aver capito nulla. E consigliandogli persino un medico
Firrarello, numeri alla mano, spiega che Cascio ha ricoperto ruoli di prestigio: assessore regionale e presidente dellArs. Ma, in termini di consenso elettorale per il Partito e di fantasia politica, a parere di Firarrello, avrebbe prodotto poco o nulla. Anzi, avrebbe fatto solo danni.
In effetti, Massimo Costa, non il sicilianista, ma il candidato a Sindaco di Palermo di Pdl, Udc e Grande Sud sconfitto cinque mesi fa, è una creazione di Cascio. Il quale, comunque, i suoi 12 mila e rotti voti li ha portati a casa, risultando il primo degli eletti allArs nel collegio di Palermo.
Firarrello, da parte sua, se la prende anche con Stefania Prestigiacomo, lex ministra che parla e parla ma, a giudizio del Senatore, che è anche Sindaco di Bronte, non produce nulla.
Nelle parole di Firrarello cè polemica, ma anche saggezza. E saggio, ad esempio, linvito del Senatore a tutti i dirigenti del Pdl a recuperare un po di umiltà.
Cascio, da parte sua, coglie solo la polemica ed elimina la saggezza. Risponde per le rime a Firrarello. Ricordandogli che quando lui frequentava il liceo, Firrarello era già parlamentare. Loccasione buona, lascia capire, per ritirarsi.
Firrarello, da parte sua, non solo non ha alcuna intenzione di ritirarsi dalla vita politica, ma annuncia che se non cambiano le cose nel Partito (quale? il Pdl o quello che Berlusconi vorrebbe fondare affondando il Pdl? che casino ) sarà lui ad andarsene (insieme con il genero Giuseppe Castiglione, supponiamo: e chi se li prende tutte due? Finiranno anche loro nellUdc, che ormai, in Sicilia, è il rifugio di tutti i delusi della politica, meglio se ex democristiani o ex berlusconani ).
In ogni caso, il più simpatico di tutti è Cascio, che è diventato una sorta di Giamburrasca del Pdl siciliano. Ormai è una furia scatenata. Sembra una seppia: appena qualcuno lo tocca, zact!, Cascio emette una bella spruzzata di nero
Sapete cos’ha detto stasera a LiveSicilia? Che i problemi, nel Pdl, sono cominciati quando lui – cioè Firrarello – ha iniziato a occuparsi del Partito. Non solo. Gli ha detto anche che ha trasferito nel Pdl le faide catanesi tra lui e Lombardo. Lasciando capire che se il Pdl, nella passata legislatura, ha rotto con Lombardo, finendo fuori dal Governo, la colpa è di Firrarello.
E qui Cascio dimostra, però, di essere o un po troppo livoroso, o male informato: perché laccordo tra Lombardo e il Pd viene siglato nel 2008, prima della campagna elettorale: Firrarello, semmai, ha la sola colpa di averlo capito e anticipato ai suoi compagni di Partito, in verità, in quegli anni, un po troppo distratti.
A gettare acqua sul fuoco (ma era acqua o benzina?) pensa Mauro La Mantia, presidente regionale per la Sicilia Occidentale della Giovane Italia. Il tracollo del Pdl in Sicilia, che Alfano e Castiglione cercano goffamente di nascondere – dice Mauro La Mantia, che non è meno velenoso di Cascio – non ci stupisce, perché da tempo denunciamo il pessimo stato in cui versa il Partito”.
“Il Pdl – precisa l giovane ‘metti-bordello’ – è ormai un coacervo di satrapi che gestiscono il partito nel territorio a proprio uso e consumo senza alcun rispetto delle regole interne, senza idee e programmi da proporre ai cittadini. Satrapi che, a differenza degli anni scorsi, oggi sono per lo più senza eserciti, come dimostra il calo vertiginoso dei consensi.
Siamo lunico partito nella storia italiana che ha ben tre coordinatori regionali – aggiunge La Mantia – che per ovvi motivi non sono in grado di dettare una linea politica comune. Una situazione comica e grottesca.
Dai giovani del Partito, che a giudicare dal linguaggio sembrano piuttosto smaliziati, arriva anche una botta per Angelino Alfano: Il segretario nazionale Alfano – dice La Mantia – non è esente da responsabilità. Sia per il ruolo che ricopre da oltre un anno che per lessere siciliano quindi a conoscenza della situazione locale, sarebbe dovuto intervenire per evitare il disastro elettorale. Nel giro di pochi mesi il Pdl perde alcune sue roccaforti in particolare Palermo, Agrigento e Palazzo dOrleans, sede della presidenza della Regione siciliana, dove siede da qualche giorno un ex comunista.
Alfano – conclude La Mantia – sia realmente luomo in grado di rifondare il partito, unire e portare alla vittoria lintero centrodestra in Italia.
Sulla vicenda interviene Vincenzo Vinciullo, parlamentare regionale rieletto nel collegio di Siracusa che, sempre su LiveSicilia, oltre a chiedere le dimissioni dei tre coordinatori regionali del Partito, racconta: Nella mia provincia la presenza del coordinamento regionale si è avvertita, solo ed esclusivamente, per limpegno che è stato profuso nel preparare la lista di Musumeci, a discapito di quella del Pdl, che solo grazie alleccezionale risultato da me conseguito, è riuscita a salvare il seggio. Per il resto, tranne laver inondato il mio comitato elettorale di oltre tre milioni di fac simili, peraltro inutilizzabili nella mia provincia, il coordinamento regionale ha brillato per la sua totale assenza.
La cronaca registra anche unintervista rilasciata stamattina al Giornale di Sicilia da uno dei tre coordinatori regionali del Pdl, Dore Misuraca. E lunica intervista dai toni pacati. Lunico che ricorda di aver cercato di salvare lalleanza con Grande Sud di Gianfranco Miccichè. Tentativo fallito. Forse perché Miccichè ha preferito giocare una partita un po strana. In ogni caso, a parte Misuraca, nessuno, nel Pdl, a cominciare da Alfano, aveva molta voglia di dialogare con Miccichè.
Senza Miccichè – con lUdc piena di cuffarianiin coppia con il Pd – la sconfitta di Nello Musumeci era, se non scritta, almeno prevedibile. Ma di questo, nel Pdl, non si parlava nei giorni in cui si sceglievano i candidati per la presidenza della Regione e non se ne parla oggi. Meglio far volare gli stracci. Almeno Cascio e compagni si divertono. Contenti loro
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