Nel paese di Sciascia si va al voto all’ombra dei ‘Professionisti dell’Antimafia’

dall’ex Sindaco di Racalmuto,
Salvatore Petrotto
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Quando il far-West è sotto casa, grazie ad una distrazione di massa provocata ad arte. Stiamo parlando di Racalmuto dove, una notte sì ed una notte sempre, si dà fuoco alle polveri.

Spesso siamo svegliati dai boati provocati dall’incendio di decine di camion, quelli per il trasporto del sale della locale miniera, ad esempio, come è successo due anni fa; e poi, a cadenza ciclica, auto bruciate in serie, in due occasioni persino accanto alla caserma dei Carabinieri.

E adesso? Decine di auto incidentate e poi ancora altre decine di autoveicoli fatti trovare tutti quanti con le gomme perforate. E tutto ciò capita forse perché qualche inguaribile nottambulo è disturbato da sonni inquieti. E così adesso, in attesa dell’alba, per passare un po’ di tempo, i soliti, si fa per dire, ‘buontemponi’, si sono concesse anche queste bravate; mentre a centinaia, gli immigrati, sempre nottetempo, scappano ogni notte via dal centro di prima accoglienza, allestito nel locale palazzetto dello sport!

Vi assicuro che Racalmuto è tutto uno spettacolo, anche se di dubbio gusto! Non ci facciamo mancare niente, soprattutto da quando si è stabilito che bisognava sciogliere il Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Il ferreo controllo del territorio, da parte dello Stato, sta producendo innumerevoli effetti!

E guai a chi parla. Rischi, quanto meno, di beccarti una querela, così come è capitato a dei blogger locali che hanno osato criticare, più del dovuto, l’operato della commissione prefettizia straordinaria.

Quei malcapitati blogger pensavano di avere a che fare con la solita classe politica locale che si può diffamare, calunniare e stramaledire, a piè sospinto, rimanendo impuniti, così come è successo qualche anno fa. E no!

Stavolta noi abbiamo a che fare, in tutta la sua plastica configurazione, con lo Stato di Polizia, presente con tutte le sue articolazioni centrali e periferiche. Ministri dell’Interno che vanno e vengono, prefetti vecchi e neo-promossi, quasi sempre di stanza a Racalmuto. Commissari e graduati di diverse polizie, ex prefetti in pensione, ex questori, ex vice-prefetti e chi più ne ha, più ne metta!

Eppure, malgrado questa massiccia presenza di integerrimi alti funzionari, malgrado tutto, non ci sentiamo per niente tranquilli! Ci svegliamo sempre di soprassalto, tra un boato e l’altro! Kabul, a noi Racalmutesi, ci fa un baffo!

Adesso, per giunta, ci sono anche i rumores delle prossime elezioni comunali del 25 maggio che giungono dopo tre anni di sofferto commissariamento per mafia. E così siamo costretti anche a sentire i botti di chi, in campagna elettorale, la spara più grossa!

Se lo scrittore Leonardo Sciascia, visto che siamo a Pasqua, senza per questo voler essere tacciati di blasfemia, sollevasse quella lastra di marmo sotto la quale giace, presso il cimitero di Racalmuto ed uscisse fuori da quel sepolcro; se risuscitasse, insomma, credo che ritornerebbe ad ammonirci: attenti ai nuovi professionisti dell’antimafia!

Si sa, oggi essi sono alle prese con rifiuti, acqua e quant’altro è utile per far soldi in quantità industriale; si fa per dire industriale, visto che parliamo anche dei professionisti dell’antimafia di Confindustria. Ed allora forse, il nostro Sciascia, scorgendoli, si ritirerebbe subito in fretta e furia dentro il suo laico sepolcro, non prima di aver dato una rispolverata a quella scritta che egli, da vivo, ha fortemente voluta impressa nella sua lastra tombale: ‘Ce ne ricorderemo di questo pianeta’.

Del resto, lo scrittore, la sua statua iperreale cioè, lo potete trovare in questi convulsi frangenti, in piazza, a passeggio, attorniato dagli operatori politici che si contenderanno, il 25 maggio prossimo, il futuro amministrativo della sua Racalmuto. Un paese dilaniato dai furori pseudo giustizialisti di alcuni intellettualoidi locali, cresciuti nel vivaio del Giornale di Sicilia ed approdati alla corte di Mediaset o del Corriere della Sera, che magari hanno tentato di cavalcare un’impostura, consumata ai danni del popolo racalmutese, con tanto di ingiusto scioglimento per mafia.

Un’impostura, questa sì, dall’amaro sapore sciasciano, degna del migliore abate Vella del Consiglio d’Egitto. Poi a questi soggetti non è riuscito il giochetto di metterci la faccia nelle istituzioni locali; di farsi votare cioè, per amministrare Racalmuto, non per decreto del Ministero dell’Interno, ma per volontà del popolo sovrano, malgrado sembrassero avviati verso inarrestabili glorie elettorali e politiche.

Solo qualche centinaio degli oltre 8 mila e 500 racalmutesi li ha presi in considerazione, allorquando, nel 2012, questi notabili del giornalismo e della cultura nostrana, hanno accompagnato più volte l’allora ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. I nostri intellettuali racalmutesi pensavano di fare il gran salto, facendosi spianare la strada da quella gran matrona della Cancellieri!

Purtroppo quel ministro con la quale hanno parecchio familiarizzato, si è poi rivelata, con i casi Li Gresti e Telekom, una boiarda di Stato, le cui familistiche brame hanno prodotto per lei e la sua famiglia svariati milioni di euro che puzzano di insani compromessi!

Del resto, anche il commissariamento del paese di Sciascia, come più volte ho avuto modo di dire, altro non è se non la parodia di un crimine, assai utile per nascondere i veri crimini; mi riferisco ai crimini commessi dai professionisti dell’antimafia dei rifiuti o dell’acqua che hanno accompagnato la Cancellieri a Racalmuto, assieme ad uno stuolo di intellettualità malata!

Ci riferiamo sempre agli stessi soggetti che, per continuare a curarsi a dovere i loro affari, hanno dimostrato di essere così potenti da far sciogliere, ingiustamente, per delle inesistenti infiltrazioni mafiose i consigli comunali prima di Siculiana, poi di Racalmuto e della Salemi di Sgarbi.

Adesso ci stanno provando anche con l’ex assessore regionale all’Energia, che si occupava di  rifiuti e dell’acqua, il magistrato Nicolò Marino, reo di avere tentato di ripristinare la legalità nel complicato mondo siciliano della munnizza-industriale e di far trionfare quella che Leonardo Sciascia avrebbe definito giustizia giusta.

Ed è stato così che un intero popolo, quello di Racalmuto, si è stancato di protestare in tutte le sedi, comprese quelle giudiziarie. Non è servito a niente mobilitare, più volte, numerosi parlamentari e tutti i mezzi di informazione, nel tentativo di opporsi, ad esempio, al pagamento di una ingiusta ed ingiustificata tassa sui rifiuti, la cui tariffa è più del triplo della media nazionale.

Per non parlare delle altre tasse comunali, anch’esse le più care d’Italia. Un paese tra l’altro, privato, in questi anni, del suo ottocentesco teatro, di un asilo nido comunale, dello scuolabus, del trasporto pubblico, di un centro sociale, persino dell’acqua delle numerose fontanelle pubbliche.

Una comunità a cui sono stati tagliati tutti i servizi, in cui il terrorismo pseudo-antimafioso ha fatto piazza pulita anche di una miriade di attività lecite.

Ora, dopo tante proteste e conseguenti intimidazioni, tra un attentato e l’altro, tra un incendio e l’altro, sotto l’occhio sornione e beffardo dei benpensanti di occasione o, se preferite, dei cialtroni dell’antimafia di facciata, si va verso il, si fa per dire, democratico voto.

Ce ne ricorderemo di questo Stato che ha ucciso persino la voglia di vivere di un’intera comunità!

Redazione

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