Nonostante il meteo faccia ancora qualche bizza, la stagione balneare è già iniziata. A stabilirlo, un decreto dell’assessorato alla Salute del 3 marzo, con cui la Regione ha fissato l’avvio ufficiale del periodo di balneazione per l’1 aprile. Il provvedimento, che sarà in vigore fino alla fine di ottobre, comprende l’elenco delle località in cui sarà vietato immergersi nei tratti di mare ritenuti poco sicuri. Tra le aree interessate anche diverse zone dell’Acese e di Aci Castello che, stando ai dati raccolti dai laboratori di sanità pubblica dell’Asp di Catania, anche quest’anno non sono esenti dal problema inquinamento. Un dato che in linea teorica contrasterebbe con la presenza in zona dell’area marina protetta Isole Ciclopi, ma che a conti fatti riflette una realtà con cui i residenti e i turisti si trovano ad avere a che fare da tempo.
Ad avere un peso decisivo in questa situazione è senza dubbio la mancata realizzazione del depuratore che da decenni dovrebbe servire il territorio, ma per il quale il Comune di Acireale, negli anni in cui ha svolto il ruolo di soggetto attuatore, non è stato in grado di individuare il luogo in cui l’impianto sarebbe dovuto sorgere. Al punto da convincere la Regione ad avocare a sé la responsabilità di trovare una soluzione per evitare da una parte la perdita di un megafinanziamento di 133 milioni di euro e dall’altra lo spettro delle sanzioni europee, che potrebbero concretamente abbattersi sulla lentezza del sistema burocratico e le titubanze della politica.
Sorte simile potrebbe riguardare i lavori per il collettore fognario che dovrebbe essere realizzato ad Aci Castello per collegare i reflui al depuratore catanese di Pantano d’Arci, ma il cui iter è fermo da quasi un anno a causa dei ripetuti ricorsi presentati agli organi di giustizia da parte delle ditte che parteciparono alla gara d’appalto. Anche in questo caso, il rischio di incorrere nelle sanzioni comunitarie è più che reale: «Se entro giugno non si dimostra di aver avviato il lavoro – dichiara il sindaco di Aci Castello, Filippo Drago – si rischiano multe salatissime da parte della Comunità Europea».
Davanti a tali grovigli, ai bagnanti del litorale ionico non resta che cercare di evitare le zone più inquinate. In tal senso, oltre al porto di Acitrezza e ai porticcioli di Aci Castello e delle frazioni acesi di Pozzillo, Santa Maria la Scala, Santa Tecla e Stazzo – dove fare il bagno sarà vietato per motivi che riguardano la sicurezza – i tratti di costa che saranno interdetti nei prossimi mesi sono l’immissione sul lungomare Scardamiano nei pressi del porto di Aci Castello, per un tratto di cento metri; l’area antistante il porto vecchio di Acitrezza per complessivi 450 metri; mentre nella frazione acese di Capomulini sarà proibito tuffarsi nel mare antistante via Garitta – nei cui pressi insiste la foce del torrente Lavinaio-Platani – e in un breve tratto lungo 45 metri a ridosso di via Gurne.
Tra coloro che potrebbero essere particolarmente interessati specialmente a quest’ultima prescrizione c’è anche l’Item Srl, la società che lo scorso anno ha acquistato l’ex complesso turistico Perla Jonica per trasformarlo in un resort di lusso della catena Hilton. Un’operazione resa possibile grazie soprattutto ai capitali dello sceicco Hamed Bin Ahmed Al Hamed, membro della famiglia reale di Abu Dhabi. Lo stabilimento, che dovrebbe diventare una delle principali strutture ricettive del Mediterraneo oltre che un’importante occasione per creare posti di lavoro, sorge infatti a poca distanza del tratto di mare oggetto del divieto. La stessa Item negli scorsi mesi ha trasferito la sede della società proprio in via Gurne, così da seguire da vicino i lavori che, stando ai programmi, dovrebbero portare all’inaugurazione dell’Hilton prevista per giugno 2016.
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