Nell’ambito di un’attività di indagine coordinata dalla procura di
Caltagirone, i carabinieri della compagnia di
Palagonia hanno eseguito un’ordinanza
di applicazione della custodia cautelare emessa dall’ufficio del gip del tribunale
Calatino nei confronti di 15 soggetti (destinatari quattro di custodia cautelare in carcere, cinque degli
arresti
domiciliari, cinque dell’obbligo di dimora nel comune di residenza con divieto di
allontanarsi dalla propria abitazione dalle 21 alle 6 e uno dell’
obbligo di presentazione
alla polizia), domiciliati nella provincia Catania, gravemente indiziati, a vario titolo, di traffico illecito di sostanze stupefacenti.
L’attività di indagine, che è durata da maggio del 2018 a novembre del 2019, è iniziata con l’arresto in flagranza da parte dei carabinieri di Palagonia nei confronti di un uomo trovato in possesso di cinque grammi
di cocaina
nascosti nei condotti di areazione dell’auto su cui viaggiava. Attività tecniche e dinamiche hanno permesso
di evidenziare la sussistenza di un
grave quadro indiziario a carico degli indagati rispetto al
loro coinvolgimento in un
traffico di stupefacenti il cui mercato di elezione è quello di
Ramacca e Palagonia. La florida attività di commercio illecito, in particolare di cocaina e
marijuana
, vede al centro un fratello e una sorella (da qui il nome dell’operazione Family’s Affairs) che avrebbero avuto un
ruolo di prim’ordine nella gestione delle
piazze di spaccio con la collaborazione di altri giovani che avrebbero fatto da pusher e da vedette.
Secondo quanto emerso, la metodologia utilizzata nella
distribuzione della droga sarebbe stata quella di
stabilire prima degli appuntamenti con un cellulare (intestato a un incensurato e che pertanto offriva garanzie agli utilizzatori della sim) che avrebbe fatto da centralino di
servizio per i vari clienti. In una occasione sono state registrate
175
chiamate
provenienti da una stessa utenza. Gli acquirenti sarebbero poi andati su appuntamento nei centri di spaccio: tra cui una sala giochi, una stalla e un
autolavaggio. «Fiocco», «bottiglia», «panino», «badduzza», «bottiglia d’acqua», «tartufo», «panzerotto» e «arancino» sono alcuni dei nomi con cui sarebbero state chiamate le sostanze stupefacenti. Dai contatti telefonici registrati, gli inquirenti hanno ipotizzato che il volume degli introiti del gruppo criminale potesse
aggirarsi sui
3000 euro al giorno.
È stato inoltre riscontrato che i gestori delle piazze di spaccio sui comuni di Palagonia e
Ramacca avrebbero operato in stretta sintonia per il rifornimento dello stupefacente che sarebbe stato acquistato nei quartieri catanesi di Librino e di San Giovanni Galermo, luogo di domicilio
di due fornitori che adesso sono tra gli indagati. L’attività ha portato all’arresto di nove soggetti in flagranza di reato, 12 denunce a piede
libero e tre segnalazioni per violazioni amministrative in materia di
sostanze stupefacenti,
permettendo di recuperare 525,67 grammi di cocaina e 250,92 di marijuana, 56 piante
della medesima sostanza, e di sequestrare
23.814 euro. Da ulteriori verifiche è emerso che quattro degli indagati percepiscono anche il reddito di cittadinanza.
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