Dopo quasi dieci anni passati a riposare dentro sedici container di metallo, i preziosi reperti risalenti a duemila anni fa scoperti a Termini Imerese hanno finalmente trovato casa. Anche se temporanea, forse. È in fase di allestimento infatti il loro imminente trasferimento al Real Albergo dei Poveri di Palermo, in corso Calatafimi. A darne notizia ufficiale è il deputato regionale pentastellato Luigi Sunseri, termitano doc, che da tempo si batteva per trovare una soluzione al solito paradosso in salsa siciliana. «Oltre al fatto che sono cresciuto a Villaurea, frazione borgo di Termini Imerese, poco sopra Himera, del 1800», rivela a MeridioNews. Un’appartenenza che lo ha portato quindi a intestarsi in prima persona questa battaglia, che adesso sembra aver trovato finalmente un lieto fine. «Gli uffici guidati dall’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa hanno messo nero su bianco, nella risposta ad una interrogazione parlamentare presentata mesi addietro, quanto avevo avuto modo di appurare e denunciare, occupandomi di persona della vicenda», spiega infatti il deputato.
«Da tempo avevo acceso i riflettori su questa vicenda a dir poco scandalosa. Nei mesi precedenti la formalizzazione dell’atto parlamentare, che ho depositato ad agosto all’Ars, invece, mi ero attivato sia con la società che aveva eseguito i lavori (la Cefalù 20) che con la Regione – racconta ancora -. Gli uffici adesso mi hanno trasmesso una risposta ufficiale, confermando quanto avevo denunciato e informandomi, come avevo già avuto modo di apprendere, che sarebbero stati trasferiti a Palermo. Continueremo a vigilare su questa vicenda facendo il possibile affinché questi tesori negati alla collettività divengano fruibili a Termini Imerese, e cioè dove sono stati ritrovati. L’obiettivo è far sì che possano divenire un attrattore turistico e un volano di sviluppo economico per il nostro territorio». È il prossimo obiettivo che Sunseri si pone, fare in modo che nel minor tempo possibile si possa trovare una collocazione per questi preziosi reperti nel loro territorio d’origine. Anche perché non è detto che nella struttura di corso Calatafimi possano trovare uno spazio propriamente espositivo. «Hanno predisposto degli scaffali. Non so se e come verranno esposti. Ma probabilmente verranno semplicemente spostati lì».
Ma continua a ribadire il punto che adesso gli sta più a cuore: «Devono tornare da dove provengono». L’ideale, insomma, è che la sede definitiva e ufficiale possa essere a Termini Imerese. Dove comunque i musei non mancano. «Ce ne sono due, ma da quello che so non possono contenere altro – si rammarica -. Ma proveremo a trovare una soluzione, puntando anche sulla possibilità di dare di più a quanto esiste già, tra Museo di Termini, Museo Pirro Marconi e Antiquarium. Ma intanto l’importante e aver risolto (in parte) una follia». E lo diceva già senza troppi giri di parole nelle sue denunce pubbliche dello scorso luglio, in cui raccontava proprio la maestosità di questi ritrovamenti, di quella necropoli greca che fino ad oggi risulta la più grande della Sicilia. «La più grande scoperta archeologica degli ultimi anni – la definisce, non a caso -. Patrimonio siciliano e del mondo intero. Migliaia di tombe contenenti antiche anfore, piccoli vasi e i corpi dei soldati che combatterono contro i cartaginesi nella famosa battaglia del 480 a.C. descritta dallo storico greco Erodoto. Un patrimonio inestimabile che grida vendetta e che necessita di una collocazione adeguata».
E adesso finalmente quella collocazione esiste. Anche se fa storcere il naso al sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta, che avrebbe preferito una destinazione decisamente diversa. «Confermo la contrarietà dell’amministrazione comunale a questa scelta, incomprensibile, di trasferirli a Palermo – osserva -. Intendiamo parlarne con l’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa affinché si individuino, rapidamente, adeguate soluzioni alternative». Ma a sentire la risposta della Regione all’interrogazione parlamentare di Sunseri, che ha comunque portato a un lieto fine dell’annosa vicenda, le alternative in chiave termitana al momento sembrano davvero poche. Il sito ultimo di corso Calatafimi infatti è una possibilità che salta fuori «non essendo stato possibile reperire nel territorio di Termini Imerese un locale adeguato alle esigenze di conservazione e che non comportasse spese eccessive di ristrutturazione e adeguamento e, poiché, i magazzini di Himera risultavano ormai inadeguati per spazio ad accogliere altri reperti».
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