«Le indagini non si sono concluse». Inizia così il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, che insieme ai pubblici ministeri Angelo Cavallo e Fabrizio Monaco ha siglato la richiesta cautelare per i quattro esponenti del clan dei Batanesi. Un’inchiesta cominciata nel 2011 che adesso vede anche altre cinque persone indagate.
«Una cellula mafiosa che operava nel quadrilatero compreso tra i Comuni di Sant’Agata di Militello, Alcara Li Fusi, Galati Mamertino e Rocca di Caprileone. E gestiva le estorsioni, il traffico di droga e il controllo delle attività economiche ed imprenditoriali». È la descrizione che fanno i carabinieri del nucleo investigativo, guidato dal colonnello Ivan Borracchia, di Nicolino Gioitta, 50 anni di Alcara Li Fusi; Liborio Mileti, 53 anni di San Salvatore di Fitalia; Antonino Conti Mica, 40enne di Tortorici e Gaetano Luizzo Scorpo, 39 anni anche lui di San Salvatore di Fitalia.
Una cellula criminale molto attenta sul territorio a cavallo tra la zona tirrenica e dei nebrodi nel Messinese. «Prima di agire assumevano informazioni sulle attività imprenditoriali dove operare le attività estorsive», sfruttando la forza intimidatrice dovuta alla fama criminale della gruppo mafioso tortoriciano, come ha spiegato Borracchia durante la conferenza stampa. Un’organizzazione, insomma, ben radicata sul territorio. «Gli arresti di oggi delle quattro persone ritenute organiche al clan dei Batanesi di Tortorici – ha affermato Di Giorgio – sono il segnale di come la procura sta attenzionando anche quelle zone tanto che nell’operazione sono intervenuti pure gli uomini dello squadrone eliportato di Sicilia».
Le accuse contestate a vario titolo vanno dall’associazione per delinquere di tipo mafioso alla tentata estorsione, dal porto illegali di armi alla detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini sono una costola dell’operazione Gotha conclusa nel 2011 e hanno fatto luce su due attentati incendiari ad altrettante imprese catanesi, una che stava effettuando i lavori di manutenzione della strada statale Tortoriciana e l’altra che stava effettuando la ristrutturazione del campo sportivo di Rocca di Caprileone.
«Quella sgominata oggi era un’organizzazione con tutti i paradigmi dell’associazione mafiosa che ha controllato il territorio dei Nebrodi per tanti anni – ribadisce il comandante provinciale dei carabinieri Lorenzo Sabatino – le cui principali attività erano le estorsioni nei confronti di imprenditori titolari di commesse pubbliche. Ma non trascuravano il traffico di stupefacenti, anche pesanti come cocaina». Gli arrestati sono stati portati alla casa circondariale di Messina dove sono a disposizione dell’autorità giudiziaria.
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