Nebrodi, alla famiglia Pruiti 460mila euro dall’Europa Tra firme sospette e l’affitto di terreni a prezzi irrisori

È di oltre un milione di euro il valore dei beni sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia al boss di Cesarò Giuseppe Pruiti e alla sua convivente Angioletta Triscari Giacucco. Tra questi ci sono circa 500mila euro percepiti in dieci anni attraverso l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). Fondi che – sottolinea la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Messina – non avrebbero dovuto ottenere, in quanto già nel 2002 Pruiti era stato destinatario di una misura di prevenzione della sorveglianza speciale

I controlli effettuati dalla procura e dagli uomini della Dia hanno permesso di accertare che, dal 2004 al 2015, Angioletta Triscari Giacucco ha percepito contributi pari a quasi 144mila euro (23.666,13 euro nel 2004; 30.202,7 nel 2005; 1.554,98 nel 2006; 39.289,71 nel 2007; 19.287,12 nel 2008 e 29.764,85 nel 2015). La società semplice Martina SS di Triscari Giacucco Angioletta&C, che vede la donna socia amministratrice con una quota pari all’80 per cento, ha percepito invece in sei anni contributi per un importo di oltre 311mila euro (35.163,96 nel 2009; 39.318,50 nel 2010; 37.728,46 tra 2010 e 2011; 49.647,05 tra 2012 e 2013; 49.809,26 tra 2013 e 2014; 34.690,41 tra 2014 e 2015). Attraverso accertamenti tramite la banca dati Sian dell’Agea, è emerso inoltre che lo stesso Pruiti ha ottenuto 5.847,29 euro nel 2004.

Oltre 460mila euro grazie a titoli di disponibilità dei terreni (proprietà, contratti di affitto, comodato e altro) su cui il Tribunale di Messina avanza il forte dubbio che siano falsi o quantomeno inattendibili. Ad esempio sembrano non assomigliarsi le firme poste in alcuni contratti di affitto depositati all’Agenzia delle entrate e quelli dei comodati d’uso. Sottoscritti da Angioletta Triscari Giaccuco e da un altro soggetto. Ma le firme di quest’ultimo, «risultano significativamente difformi l’una dall’altra». Altra anomalia riguarda i canoni di locazione a cui i Pruiti avrebbero ottenuto i terreni, considerati nella maggior parte dei casi «fuori mercato», perché troppo bassi. Ad esempio un contratto di affitto, registrato a Sant’Agata di Militello nel 2008 a favore della compagna di Pruiti, per 66 ettari, veniva siglato per 400 euro annui, contro un prezzo medio di mercato compreso tra 6.660 e 13.200 euro (stando ai dati statistici forniti dall’Istituto nazionale di economia agraria). L’Agea, attraverso il suo direttore Gabriele Pagliardini, loda l’operato della Dia e precisa che «sono in fase di attuazione progetti innovativi che saranno presto in grado di rendere il sistema dell’erogazione degli aiuti più sicuro, semplice e trasparente, in grado di bloccare tempestivamente tentativi illeciti in qualsiasi fase dei procedimenti».

Nel decreto di sequestro finiscono non solo le somme europee indebitamente percepite, ma anche beni mobili e immobili riconducibili alla famiglia del boss. E questo poiché i giudici ritengono che i beni rappresentino «il reimpiego dei proventi di attività illecite», tesi sostenuta anche dalla «sperequazione tra il tenore di vita e l’entità dei redditi apparenti o dichiarati». In merito poi ai beni intestati al coniuge o ai figli, l’ipotesi è di intestazione fittizia in quanto pienamente a disposizione di Pruiti. 

I sigilli sono stati posti inoltre all’impresa individuale Triscari Giacucco Angioletta, con sede a Cesarò, e all’80 per cento della società semplice denominata Marina S:S di Triscari Giacucco Angioletta&C. Sequestrata anche la metà della proprietà di diversi terreni nelle contrade Pitriulli, Casazza, Porrazzitto, Marchietta, Linera Vallonazzo e Pozzo di Zoppo, intestati sempre alla convivente di Pruiti, un fabbricato e un magazzino. Oggetto del provvedimento anche un appartamento a Catania, in via Asmara, il cui usufrutto è della figlia Martina. Fermate, infine, anche un’auto Volkswagen Scirocco, un motociclo Piaggio 125 e una Fiat 500 e tutti i rapporti finanziari legati alla famiglia dell’ergastolano.

Simona Arena

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