Natale: religione o consumismo?

Siamo da poco entrati nell’ultimo mese dell’anno 2006, ciò vuol dire che le feste si avvicinano e senza ombra di dubbio a ricordarcelo ci pensa la grande corsa agli acquisti natalizi.
Già da qualche giorno le strade iniziano a brulicare di gente che affolla sempre più negozi, ipermercati, e grandi magazzini. In televisione gli spot sembrano letteralmente impazziti, tutti vogliono proporci acquisti natalizi dalle svariate caratteristiche; i tanti centri commerciali sfornano volantini con le migliori offerte per invogliare quanta più gente possibile ad accorrere in massa, come per esempio agevolazioni con pagamenti a piccole rate per gli eventuali acquirenti.
Insomma quello che dovrebbe essere considerato il periodo più importante dell’anno, in termini religiosi, si è trasformato, da alcuni anni a questa parte, in un vero e proprio business del Natale.
In televisione si arriva, addirittura, a parlare di stime superioni al miliardo di euro che in Italia si spenderà per fare i famosissimi regali di Natale per amici e parenti, senza contare, ovviamente, i soldi che gli italiani spenderanno per il cosiddetto cenone e pranzo di Natale.
Ovviamente le cifre stimate parlano chiaro: la maggior parte degli italiani spenderà buona parte dei propri stipendi in regali di Natale. Ciò inevitabilmente porta ad un circolo vizioso senza via d’uscita.
È inevitabile, quindi, parlare di un vero e proprio business che in questo periodo dell’anno, in particolare, porta ad un consumismo di massa che riesce a coinvolgere proprio tutti. Questo consumismo di massa, a sua volta, porta a mettere in secondo piano il vero significato del Natale. Basti pensare a come, con gli anni, si siano perse, in molte realtà, tradizioni che da sempre portano il simbolo vero del Natale, come per esempio l’uso di “fare” il presepe, in quanto si preferisce fare solo il famosissimo albero di Natale, a discapito di quest’ultimo.
La maggior parte delle persone finiscono con l’aspettare l’arrivo del Natale al fine di poter chiedere ed esaudire, allo stesso tempo, desideri di un anno, come per esempio l’acquisto di regali con costi abbastanza elevati che durante l’anno si è sempre evitato di effettuare promettendosi di rimandarle a Natale.
Il fatto più sorprendente riguarda i bambini che mentre una volta credevano nella figura del caro vecchio Babbo Natale o delle brutta e buffa Befana, i quali sceglievano i destinatari dei loro doni in base alle buone e alle cattive azioni; adesso, invece, la maggior parte dei più piccoli sa benissimo che Babbo Natale è solo una finzione utilizzata dai genitori per far si che non facciano i capricci. In realtà questo fatto mette un po’ di tristezza poiché da sempre e in tutti i paesi del mondo, sia che si chiami Babbo Natale, sia che si chiami Santa Claus, questa figura ha sempre significato molto per tutti i bambini.
È vero che ormai le cose stanno cambiando e che sicuramente più in la si andrà nel tempo, più dovremo ammettere che la nostra società si sta trasformando sempre più in una società imperniata nel consumismo di massa, ma credo che comunque sia le tradizioni, soprattutto quelle che si legano profondamente alla nostra storia più antica debbano rimanere tali senza lasciare che questo consumismo così travolgente e dirompente, trasformi e tenti di cambiare anche le nostre radici più profonde.

Cinzia Billeci

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