Nasce lo sportello contro le discriminazioni sul lavoro «Sfruttamento così elevato che si considera normale»

Sfruttamento, un trattamento differente o denigratorio dettato dall’essere donna, oppure per via di un’etnia o un’età diversa, uno stipendio inferiore rispetto a quanto indicato nella busta paga o a quanto si è effettivamente lavorato. Sono tanti i casi di discriminazione sul lavoro. Anche se non sempre si è in grado di riconoscerli. «Lo sfruttamento lavorativo, troppo spesso considerato normale perché vissuto dal 90 per cento della popolazione locale, va contrastato non solo tramite la denuncia dei casi di discriminazione, ma anche attraverso il monitoraggio dei casi e la diffusione di report informativi». Come? Da lunedì 3 febbraio sarà possibile rivolgersi allo Sportello antidiscriminazioni sul lavoro, uno strumento ad hoc attivo nella Casa dei diritti in via Libertà, dove sarà possibile recarsi tutti i lunedì dalle 14.30 alle 16.30.  

Lo sportello, nato da un’idea dell’Osservatorio contro le discriminazioni razziali Noureddine Adnane, svolgerà attività di orientamento, consulenza e raccolta delle segnalazioni dei presunti casi di discriminazioni sul lavoro. «Sarà un’effettiva presa in carico delle persone che si approcceranno allo sportello tramite la linea telefonica o fisicamente il lunedì – spiega Alberto Biondo di Borderline Sicilia -. E che saranno seguite da un team multidisciplinare formato da due avvocate specializzate in discriminazioni razziali e diritto del lavoro, Simona Conigliaro e Renata Riccioli, affiancate da un’operatrice sociale e una mediatrice». Oltre alla presa in carico, sarà cura dell’Osservatorio compilare una scheda che servirà per continuare il monitoraggio dei casi di discriminazioni – subite non solo sul lavoro – ripreso con continuità da due anni a questa parte anche con l’aiuto di tirocinanti.

L’Osservatorio contro le discriminazioni razziali ha da sempre supportato le persone migranti qui a Palermo, ma anche in altre province siciliane, nel loro percorso di inclusione socio-lavorativa, accogliendo quando necessario la loro richiesta di denunciare e rendere visibile la discriminazione costante e continua che devono vivere le persone di origine straniera nel mercato del lavoro sul nostro territorio. «Nell’ultimo anno abbiamo iniziato un monitoraggio più stretto sulla questione della discriminazione in ambito lavorativo – spiega il team dell’Osservatorio -. Anche per questo abbiamo deciso di dare vita a uno sportello che si occupa specificatamente di discriminazioni in ambito lavorativo. Abbiamo però pensato di rivolgerci a tutte le persone, cittadini e cittadine palermitane, non solo di origine straniera, ma anche autoctone». Ma come funzionerà esattamente lo sportello? «Dopo un primo colloquio si indirizzerà eventualmente a sindacati e in generale alla rete di sportello con cui l’Osservatorio è da sempre in contatto per seguire il percorso dell’utenza – spiegano -. La persona verrà seguita in itinere e accompagnata».

Verrà messa in atto la metodologia del cosiddetto case management, vale a dire «un approccio personalizzato nel percorso della presa in carico che nasce appunto dal bisogno del singolo caso», garantendo la privacy e la tutela di tutte le persone che vorranno usufruire di questo servizio. «Sappiamo di poter contare su una rete territoriale che si compone di associazioni già forti sul territorio e a cui non vogliamo di certo sovrapporci. Piuttosto, speriamo di essere un tassello in più nella complessa battaglia per i diritti di tutti e di tutte – dicono -. Grazie alla presenza delle avvocatesse possiamo registrare la segnalazione oppure se c’è la volontà si può pensare di denunciare chi ha abusato e discriminato il lavoratore. Per discriminazione si intende il trattamento meno favorevole, differenziato e vietato dall’ordinamento, subito da un lavoratore rispetto a un’altro, a causa della sua razza o origine etnica. L’agente del trattamento discriminatorio può essere sia il datore di lavoro che un altro lavoratore. Le denunce sono pari a zero – spiegano – e bisogna diffondere anche l’esistenza di fondi ministeriali pensati per le spese legali e non in favore del lavoratore/persona discriminata».

Silvia Buffa

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