Narrabó, il mostro che vive grazie alle storie  Autrici: «Così i bambini parlano di se stessi»

«Narrabó è un mostro, l’ho inventato io: si nutre di storie e quindi vive solamente grazie ai racconti altrui». Valentina Grasso sorride quando parla della propria creatura. Ma Narrabó non è un mostro esclusivo: insieme a Valentina, che viene dal mondo delle arti performartive, c’è anche Chiara Granata, con importanti esperienze nel mondo dell’educazione non formale. Insieme hanno dato vita a Narrabó: laboratori ludico-narrativi destinati ai bambini tra i quattro e i dieci anni, in cui sperimentare in piena libertà il piacere del raccontare e del raccontarsi. «Per noi è un’officina creativa in cui portiamo avanti progetti di ricerca sulla narrazione, intesa come strumento educativo – aggiunge Valentina -. Siamo convinte che la narrazione apra una porta sul mondo interiore del bambino attraverso l’immedesimazione con i vari personaggi, i vari contesti e le varie situazioni che fanno parte di una storia che può essere fiaba, mito, leggenda o memoriale. Così il bambino può riuscire a parlare di sé».

Su questo filone nasce poi anche la produzione di giochi artigianali, realizzati a mano col riciclo dei tappi di sughero. «Noi li costruiamo – spiega Chiara – e poi i bambini apprendono le tecniche con le quali sono realizzati e la filosofia che ci sta dietro. Sono comunque gli stessi bambini che costruiscono i propri set, con la propria fantasia: sono loro dunque ad inventare ogni volta il proprio giocattolo narrativo, non solo come fruitori ma anche come veri e propri produttori».

La narrazione coi bambini viene divisa in tre parti. Innanzitutto narrare con le parole, dove è possibile affrontare letture animate di libri, cartonati ed albi illustrati, nonché processi di fabulazione e scrittura creativa. Poi narrare con il corpo, vale a dire laboratori di movimento espressivo, gioco-teatro e drammatizzazione. Infine narrare con l’arte, con cui si creano laboratori senso-percettivi e manipolativi, insieme ad atelier grafico-pittorici. Tutto ciò è avvenuto finora in spazi itineranti: ma dall’8 dicembre Narrabó avrà una sede in piazzetta Aragona all’interno di Insimulab, una delle botteghe Alab in piazzetta Aragona. In più Narrabó esordirà anche, in collaborazione con l’associazione Polifonie d’Arte, alla bouvette del Teatro Massimo reinterprentando alla sua maniera La Tempesta, di Shakespeare. «Cerchiamo di portare avanti la promozione della lettura – prosegue Chiara – anche modificando e trasformando i finali di storie note. Il contenuto viene fuori dai bambini e il bello è che le storie cambiano a seconda della singola persona, del singolo contesto familiare. Noi facilitamo solamente il processo di narrazione». 

Narrabó comunque non si ferma qui. «Abbiamo aperto una biblioteca di quartiere – aggiunge Valentina – dedicata esclusivamente alla letteratura per l’infanzia, perché ci siamo accorte che gli spazi in questo settore in città sono pochi. Abbiamo pure giocato con bambini sia italiani che provenienti da altri Paesi. Abbiamo visto che elementi che fanno parte della nostra cultura immaginifica come il folletto o la strega vengono reinterpretati con elementi della propria cultura l(la sirena vista come un demone, ad esempio, o il mago come capovillaggio). Per questo vogliamo lavorare anche con minori non accompagnati, per creare dei giochi con storie africane o mediorientali e mettere in comunicazione diversi contesti culturali». 

Andrea Turco

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