Si chiude dopo cinque anni la querelle tra Rosario Crocetta e Nello Musumeci sui termovalorizzatori, iniziata nella campagna elettorale del 2012. Parola fine messa dal Tribunale di Palermo grazie al ricorso all’immunità parlamentare chiesto e ottenuto dal governatore. Quest’ultimo avrebbe accusato Musumeci di aver chiuso un accordo sottobanco con Gianfranco Micciché per la realizzazione dei termovalorizzatori in Sicilia.
All’indomani delle accuse ricevute, il candidato del centrodestra depositò una querela contro Crocetta. Che oggi un giudice decide di archiviare. «Nel 2012 – dice il leader di Diventerà bellissima in una nota – mentre stava per concludersi la campagna elettorale regionale, Rosario Crocetta, in evidente difficoltà, mi ha accusato di un accordo per favorire gli interessi mafiosi sui termovalorizzatori. Sapeva di mentire, sapeva quanto fosse falso. E, infatti, lo ha poi dichiarato davanti al giudice. Per quelle sue parole è stato da me querelato, rinviato a giudizio dal Gip e processato».
«Nel corso delle udienze – racconta ancora Musumeci -, è subito emersa la verità: Crocetta mi aveva insultato gratuitamente e aveva mentito spudoratamente. Ben consigliato, compreso che la condanna sarebbe stata inevitabile, questo paladino della legalità è andato a Bruxelles e ha chiesto al parlamento di concedergli l’immunità parlamentare, un odioso privilegio che ha valore consultivo, nel caso dei deputati europei, e che il Tribunale di Palermo ha appena deciso di concedergli».
All’indignazione Musumeci somma la volontà di non chiudere qui la vicenda. «Ho chiesto ai miei avvocati di ricorrere in ogni sede, anche in quella europea. I siciliani oggi ancor di più, sanno chi è il loro presidente della Regione: un vigliacco che scappa dai processi, una persona buona a nulla ma capace di tutto, soprattutto di diffamare i propri avversari».
Immediata la replica del governatore, che definisce le accuse a Musumeci «critiche» volte a «sollecitare Musumeci a prendere posizione sulla vicenda dei termovalorizzatori». Quindi, nella nota diffusa dalla presidenza della Regione si ammette il ricorso all’immunità. «Crocetta, assistito dall’avvocato Vincenzo Lo Re, aveva depositato al Parlamento europeo una memoria difensiva in cui sosteneva che si trattava di un diritto di critica espresso nelle funzioni di parlamentare europeo e chiedeva pertanto che gli venisse riconosciuta l’immunità per i delitti d’opinione. Il Tribunale di Palermo, nella persona della dottoressa Ciringione, ha ritenuto che l’immunità concessa dal Parlamento europeo sia inerente alla fattispecie contestata ed ha pertanto dichiarato non doversi procedere nei confronti del presidente».
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