«Abbiamo comunicato molto male quanto abbiamo fatto». Il 7 dicembre, in occasione della presentazione del report sul primo anno di governo, il presidente Nello Musumeci ammetteva ai giornalisti il rammarico per quello che veniva riconosciuto come un deficit di comunicazione. Per il governatore siciliano il consenso della gente che lo ha eletto non è cosa di poco conto. Anzi. E dopo il mea culpa sull’aspetto comunicativo, ha deciso di passare al contrattacco. La vigilia di Natale Musumeci ha ordinato un sondaggio – che costerà 24mila euro – da affidare all’istituto Demopolis per capire cosa ne pensano i siciliani del suo operato.
«Uno studio specifico – si legge nel decreto presidenziale – che dia contezza del gradimento dell’azione di governo per l’anno 2018 e le priorità dei siciliani per l’anno 2019». L’istituto Demopolis di Palermo dovrà consegnare i risultati entro sessanta giorni. Il documento indica anche su cosa dovrà puntare l’indagine: «Un’analisi dell’opinione pubblica sui grandi temi e sugli interventi ritenuti necessari, per rispondere in modo adeguato e qualificato alle attese del cittadino e calibrare le attività istituzionali e le scelte del governo». Il sondaggio costerà 24.156 euro, somma che graverà sul capitolo di bilancio della Regione creato a inizio 2018 dal governo per coprire «spese per pareri, studi, indagini, rilevazioni e per speciali incarichi», assegnato al dipartimento della Funzione pubblica e del personale.
A inizio dicembre un sondaggio del quotidiano La Sicilia indicava come in quel momento solo il 27 per cento dei siciliani avrebbe votato nuovamente Musumeci. Uno scarso gradimento che avrebbe irritato non poco il governatore. Poi a stretto giro arrivò la replica: «Non ci meraviglia. Non siamo stati eletti per fare fuochi d’artificio, ma per realizzare quello che nessuno aveva fatto prima di noi, in una Regione che detiene il triste primato di essere in coda a tutte le altre». A distanza di venti giorni, è lo stesso presidente a voler testare il polso dei siciliani, sperando in un risultato diverso. Tra fine febbraio e inizio marzo l’elaborato sarà sul tavolo del governatore che potrà tenerlo per sé o renderlo pubblico.
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