Musica, etica ed estetica dei fratelli Gazzoli «Il brano Trombamici simbolo di decadenza»

«Le nostre canzoni esprimono un’era di decadenza della società, rappresentata dalla parola trombamici». Mimmo e Giovanni Gazzoli sono due fratelli catanesi accomunati, se non proprio dal sangue, almeno dalla passione per la musica. Circa sei mesi fa hanno deciso di mettere in musica i loro testi e, coinvolgendo un buon numero di professionisti della scena disco catanese – il videomaker Emilio Kar, il dj Massi Bitt e la cantante Debora Borgese – con il progetto Studio Gazzoli hanno realizzato dei videoclip, ottenendo un insperato successo. Tanto che la loro ultima fatica, Cosa vuol dire siamo trombamici?, è diventata un fenomeno del web, diffusosi capillarmente in poco più di una settimana sulle pagine Facebook etnee. «Il testo, scartato a Sanremo, è una riflessione sull’amore, che viene dall’osservazione, dal basso ma attenta, della nostra società. Come il nostro primo pezzo, Sono un ragazzo Toy boy» spiega Giovanni, parlando del brano che li ha resi noti, dedicato alla piaga del sesso senz’amore tra giovani e anziane signore.

Nonostante l’altezza – è circa venti centimetri più alto del fratello Mimmo – Giovanni resta con i piedi per terra su un futuro impegno professionale del duo. «Il nostro è un progetto chiaramente goliardico. Abbiamo altri brani in mente ma non sono certo brani degni di un Paolo Conte» spiega il giovane cantautore. Che, alla richiesta di definire un genere in cui inquadrare il proprio stile, non ha dubbi: «E’ una cosa demenziale», afferma, serio.

«Il nostro duo è nato dall’esperienza radiofonica di Zammut, programma comico trasmesso ormai da anni dalle frequenze di radio Zammù, la radio dell’Università di Catania», racconta Giovanni. Che, nonostante la sua somiglianza e quella del fratello rispettivamente con Carmelo Sfogliano e Ottavio D’Urso, conduttori della trasmissione insieme ad Elio Sofia, nega di essere solo un personaggio. «Siamo persone vere, con gli autori di Zammut ci vediamo spesso, e magari all’uscita dalla radio bevendo un caffè pensiamo ai nuovi progetti». Ad esempio, la sofisticata ricerca di una estetica neomelodica per il video di Ragazzo Toy boy, nata da una precisa esigenza artistica, comunicata al regista Emilio Kar. «Gli abbiamo detto: “Facciamolo male apposta”. E così è stato» spiega il Gazzoli alto. Che, specifica, «non vogliamo prendere in giro nessuno, solo essere demenziali». E ci riescono benissimo.

Leandro Perrotta

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