In principio fu museo archeologico regionale Ignazio Paternò Castello V principe di Biscari. Un nome che faceva presagire i lunghi tempi della sua realizzazione. Oggi, mentre l’università di Catania inaugura il suo piccolo museo dell’archeologia, ci si chiede che fine abbia fatto il grande spazio espositivo cittadino che dovrebbe sorgere nei locali dell’ex manifattura tabacchi, a metà di via Garibaldi. Edificio di tre piani per 16mila metri quadrati – il secondo più grande in città dopo il monastero dei Benedettini -, è stato vincolato dalla soprintendenza nel 2006 per «interesse storico e architettonico» e venduto l’anno dopo per circa quattro milioni dallo Stato alla Regione siciliana. Nel frattempo di anni ne sono passati otto e il restauro della sede museale – così come la sua piena operatività – restano solo sulla carta. Per ristrutturare il bene servirebbero 37 milioni di euro. Ma intanto un primo intervento da poco più di dieci milioni di euro è rientrato tra i finanziamenti europei per la Cultura per il ciclo 2014-2020. Data entro la quale dovrebbe essere aperto il piano terra.
Era luglio 2007 quando l’allora assessore regionale ai Beni culturali Lino Leanza dichiarava al quotidiano torinese La Stampa: «I locali della ex manifattura tabacchi entro l’anno ospiteranno il museo archeologico che, in questo modo, non sarà più un’utopia». Inizialmente affidato alla soprintendenza di Catania, la competenza passa presto e per circa un paio d’anni al nuovo museo archeologico, con una propria struttura che impiega circa una decina di dipendenti. Nel 2013, personale ed ente vengono accorpati a un’altra sede periferica regionale che non ha mai concluso il suo percorso: il futuro parco archeologico greco-romano di Catania. Adesso, insieme, si chiamano museo regionale interdisciplinare di Catania. Un’organizzazione che a fine anno potrebbe subire una nuova modifica, trasformando l’ufficio in polo museale che accorperà tutte le realtà e le collezioni della provincia etnea: dal museo regionale della ceramica di Caltagirone alla casa museo Verga. La nuova struttura dividerà le competenze con la soprintendenza: alla seconda resterà la tutela, mentre alla prima verrà affidata la valorizzazione.
Le collezioni riunite, un giorno, dovrebbero trovare posto proprio all’ex manifattura tabacchi. Sul modello del Naturhistorisches museum di Vienna. Una sorta di meta-museo, nel caso di Catania, che racconterà anche dell’edificio in sé e del suo rapporto col quartiere: la storia delle 1500 sigaraie impiegate e dei loro mariti, i pescatori di San Cristoforo. Affinché il progetto si realizzi, però, l’ex manifattura andrà del tutto ristrutturata. Nel progetto originario servivano 45 milioni di euro. Tagliando qua e la si è scesi a 37. Sfumati i fondi 2007-2013, l’Unione europea ha invece approvato il finanziamento di un primo stralcio da circa dieci milioni. Al momento in attesa di approvazione per la fase esecutiva, dopo si passerà alla gara d’appalto. Con questi soldi si provvederà a restaurare i tetti e il piano terra della struttura, ma anche allestire la collezione archeologica, il magazzino e i laboratori fotografico e di restauro. Per gli altri piani – e per ospitare le altre collezioni – sarà invece necessario attendere nuovi cicli di finanziamenti.
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