Botta e risposta, allassessorato ai Beni culturali, tra i vertici politici e amministrativi di questa sbrindellata branca dellamministrazione regionale e i dirigenti del Museo di Arte contemporanea Riso di Palermo. Dopo aver brillato per grande assenza, quasi che la gestione di uno dei più importanti musei della Sicilia non riguardi lassessore che si occupa – o dovrebbe occuparsi – di cultura, Sebastiano Missineo cerca di metterci una pezza e, come capita in questi casi – specie se il carbone è bagnato – peggiora la situazione piuttosto che migliorarla.
Dimenticando che gli uffici dellassessorato – che forse lassessore Missineo, tra un viaggio e laltro, non ha ancora avuto il tempo di conoscere bene – si tengono nei cassetti da lunghi mesi i progetti per la valorizzazione del Museo Riso con i fondi europei, il titolare dei Beni culturali si lascia andare a dichiarazioni lievemente improvvisate.
Parole al vento alle quali non può fare a meno di replicare il direttore dello stesso Museo Riso, Sergio Alessandro, in una dichiarazione di ieri allAnsa: Mi dispiace riscontrare che le ultime dichiarazioni rilasciate dall’assessore Missineo, ancora una volta, non trovano riscontro nei fatti. Se il vero problema di Riso fosse la collezione, non si spiega come mai la richiesta di finanziamento per la sua implementazione, avallata da due Comitati di esperti internazionali, è stata respinta.
Se il vero problema per i finanziamenti Por fossero le schede ‘progettualmente carenti’ – aggiunge Alessandro – non si spiega come possa lassessore aver dichiarato che i soldi sono in arrivo grazie a un decreto già esistente della Corte dei Conti.
Cè anche la storiacccia del progetto, voluto dalla Soprintendenza di Palermo, per aggiungere due nuovi piani a palazzo Riso. Un tocco da palazzinari che fa a pugni con un ufficio – la Soprintendenza – che dovrebbe occuparsi della tutela dei beni monumentali e non certo del cemento a te ca’ pigghiatilla. Circa il cantiere in avvio – osserva ancora il direttore del Museo Riso – non mi risulta che una scatola vuota, senza impianti, con ambienti interni al grezzo, vale a dire quel ‘restauro filologico’ che si accinge a realizzare la Soprintendenza, sia un lotto funzionale in termini di legge. Alessandro contesta anche il dirigente generale, Gesualdo Campo, che sta provando a inibire perfino la libera aggregazione di cittadini che desiderano riunirsi al Museo per discutere delle gravi problematiche che sono state dichiarate in questi giorni.
Mi si dà dell’incompetente? – precisa il direttore Alessandro -. Basta guardare i numeri: quale altro Museo siciliano ha realizzato tutte queste attività con standard internazionali? Quanti visitatori conta? Quante pubblicazioni ha realizzato? Che rassegna stampa vanta? Qualche altro Museo, a parte Riso, ha il sostegno unanime delle istituzioni di settore?”. Per Alessandro la recente promessa dellassessore di affidare il Museo a una nuova governance tradisce le intenzioni iniziali: eliminare, inibendone le attività con raffinati tecnicismi burocratici mai troppo espliciti, una macchina che andava avanti a gonfie vele.
Sulla vicenda interviene anche il portavoce di Grande Sud Sicilia, Eusebio Dalì: La complicatissima e discutibile spiegazione del dirigente generale del dipartimento regionale dei Beni culturali, Gesualdo dei Campo, è il migliore spot per la nostra battaglia contro la burocrazia, non solo lenta, farraginosa e complicata, ma anche disonesta, perché tale è colui che cerca di sfruttare la propria posizione di privilegio per ottenere dei vantaggi personali o per i propri cari. La botta, ovviamente, è rivolta allo stesso Campo, che, tenendo famiglia (come riveliamo in altra parte del nostro giornale), avrebbe voluto sistemare la propria moglie ai vertici del Museo Riso.
A questo punto – sottolinea Dalì – vista la sensibilità più volte mostrata dal dottor Campo verso i propri congiunti, non rimangono che due strade: o adotta tutti i siciliani, giovani e bravi, che legittimamente aspirano a far carriera – oppure si dimetta.
Ci potrebbe essere una terza via, come lascia intendere lo stesso Dalì: Campo, che alla fine è ancora un uomo piacente, potrebbe sposare tutte le donne siciliane… Solo che la poligamia in Italia è vietata, osserva il coordinatore di Grande Sud Sicilia. Ma le donne siciliane sarebbero disposte a sposare Campo, ci chiediamo noi?
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