I turisti ci sono, ma i musei restano chiusi. È di questi giorni la polemica nata attorno al timore che, nel giorno di Pasqua, i musei siciliani e i parchi archeologici possano restare coi cancelli sbarrati. Colpa degli straordinari, che la Regione non sarebbe in condizione di garantire ai custodi dei siti culturali. A insorgere è Anci Sicilia, l’associazione dei Comuni guidata dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, secondo il quale ogni anno si assiste alla «solita triste storia» con i turisti che scelgono di arrivare in Sicilia anche se «la nostra Isola non è preparata ad accoglierli». Per Orlando, in tal senso, passi avanti non ne sono stati fatti: «Anzi, peggiorano sempre di più le condizioni per un’adeguata fruibilità turistica».
Secondo Orlando e Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell’Anci Sicilia, «questo stato di permanente emergenza, compromette seriamente gli affari degli imprenditori locali che operano nel turismo, alberghi e guide turistiche, agenzie di viaggi, pubblici esercizi e attività commerciali». Il tutto in una terra che spesso si definisce a vocazione turistica: «In una Regione come la nostra – continuano – le attività a servizio dei turisti dovrebbero essere considerate servizio pubblico essenziale».
Eppure la soluzione, secondo Mariella Maggio, componente della commissione Lavoro all’Assemblea regionale siciliana, ci sarebbe e anche a costi zero. «La Regione dispone di tantissimo personale – sottolinea Maggio a MeridioNews -. Ci sono i precari, gli Asu, e molti dei dipendenti regionali vorrebbero lavorare nei musei. Perché non organizzare una turnazione seria ed efficace che risolva una volta per tutte questo problema, che si ripresenta ciclicamente ogni Natale e Pasqua, ma anche per le domeniche e in qualunque altro giorno festivo? I flussi turistici arrivano, il personale lo abbiamo eppure – prosegue la deputata regionale – continuiamo a tenere chiusi i nostri tesori. Tesori inestimabili, nascosti, chiusi e spesso dimenticati». Per Maggio, la strada da seguire è quella dell’integrazione «tra il personale in servizio e i precari». Altrimenti per il turismo siciliano c’è poco da fare: «Possiamo approvare tutti i piani del turismo che ci pare, ma senza una integrazione reale – conclude – i nostri beni resteranno chiusi».
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