Era nato il 10 ottobre del 1999 in Gambia ed era arrivato in Italia a Palermo minorenne, due anni fa, carico di aspettative per il futuro. Musa è il primo minore straniero non accompagnato che muore a Palermo. Viveva ancora in comunità anche se aveva compiuto 18 anni ad ottobre, frequentava la scuola per imparare l’italiano. Purtroppo era arrivato in Italia malato di tubercolosi: qui è stato ricoverato e curato ma a gennaio gli sono state diagnosticate una cardiopatia e un’insufficienza renale, era in dialisi in attesa di un trapianto dei reni. Il 23 maggio ha avuto un versamento pleurico con diverse complicazioni ed è stato operato d’urgenza.
Alla fine di una lunga operazione, il suo cuore non ha retto la fatica. Musa aveva chiesto di essere seppellito in Gambia, dove tutto era iniziato e dove sua madre e suo padre lo stavano aspettando. Così, grazie agli operatori della sua comunità e ai suoi compagni che hanno vissuto insieme a lui per due anni, dal viaggio in Libia fino all’arrivo e alla permanenza a Palermo, è scattata una gara di solidarietà, un tam tam sui social, un video che lo riprende durante un laboratorio con i ragazzi Harraga. Il Comune è accanto agli operatori e si è premurato di contattare l’ambasciata del Gambia in Italia che ha segnalato la ditta che fa queste operazioni di trasporto.
La somma per riportare la salma in Gambia è di 4.400 euro. Il conto corrente è quello della cooperativa Avvenire che gestisce la comunità e la causale “Per Musa”. In soli due giorni grazie agli amici, agli operatori del Comune, ai familiari, alla sua comunità alloggio, è già quasi raggiunta la quota. Musa tornerà a casa sua come aveva chiesto. «Musa era la mia personale conquista – racconta Arianna Coppola, la responsabile della comunità dove è stato accolto e dove è rimasto fino alla sua morte – quando è arrivato non parlava con nessuno, a poco a poco si è creato questo legame fortissimo anche perché stava poco bene, dicevamo che eravamo cuore bianco e cuore nero. Quando è entrato in sala operatoria sapeva che non sarebbe uscito vivo, perché altrimenti non c’era motivo per dirmi di riportarlo in Gambia. Non ci aspettavamo che la situazione precipitasse così rapidamente. La città si è dimostrata immensa: dall’Imam ai ragazzi, al Comune, alle associazioni con cui collaboriamo, sono venute circa 200 persone a farci le condoglianze, dei ragazzi da Modica a portarci 20 euro, i ragazzi della comunità ci hanno dato il loro poket money. Siamo felici della risposta che ha dato la città».
Intanto sono arrivati alcuni suoi parenti che erano in Europa, uno zio e una cugina che sono stati accolti oggi dall’assessore alle attività sociali Giuseppe Mattina. «Erano tristi perché pensavano che Musa non ha potuto realizzare i suoi sogni e neanche aiutare la famiglia in Gambia – spiega Laura Nocilla, esperta dell’area socioassistenziale del comune di Palermo che ha seguito tutto l’iter – li ho rassicurati, Musa era una persona generosa, che si impegnava molto ed era responsabile. È stato capace di mettere insieme e di fare nascere una comunità attorno a lui, la comunità che vogliamo essere». Probabilmente la cifra supererà la quota prevista per il rimpatrio della salma di Musa, e così tutti i soldi in più che arriveranno saranno devoluti alla sua famiglia in Gambia.
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