Le verifiche sul Muos da parte dei periti nominati dal Cga si sono concluse. Le parabole, a differenza di quanto richiesto dai giudici amministrativi, non sono state accese e i verificatori ieri hanno consegnato la loro relazione, giungendo ad alcune conclusioni, sintetizzabili in quattro punti. La prima è che, sulla base dei dati forniti dall’ambasciata statunitense e dall’Arpa, non verranno superati i limiti di emissione dei campi elettromagnetici, anche se poi i periti lasciano aperto un margine di dubbio proprio sulla fonte su cui hanno basato le loro misure, sottolineando che la conclusione a cui arrivano è valida se le modalità di funzionamento delle parabole sono quelle effettivamente descritte dagli Usa. Secondo punto riguarda l’ammissione che le frequenze del Muos sono incompatibili con gli apparecchi elettromedicali (bypass, defibrillatori cardiaci, ecc). Terzo: i periti ammettono di non essere riusciti a esprimere una valutazione sull’impatto dei campi elettromagnetici sulle specie animali e vegetali che vivono all’interno della Sughereta, che per l’Unione europea è Sito d’interesse comunitario. Infine danno una risposta sulle eventuali interferenze sui voli, sostenendo che non esistono criticità, anche se la certezza non esiste per gli aerei più vecchi. Il tutto però si accompagna a una dimenticanza: il collegio di verificazione non allega alla sua relazione quella dei periti di parte, a differenza di quanto chiesto dallo stesso Cga.
«Questa si chiama censura – commenta Massimo Coraddu, docente del Politecnico di Torino e consulente di parte del comitato No Muos – le misurazioni non sono state fatte, il termine di consegna non è stato rispettato perché la relazione è stata consegnata oltre il limite previsto e il contraddittorio non c’è stato». «Un fatto che denota sciatteria nel modo di portare avanti la verificazione – aggiunge Nello Papandrea, uno degli avvocati che rappresentano il movimento -. Rispetto al mandato del Cga, ci sono delle mancanze macroscopiche».
Lo scorso settembre il Cga, con una sentenza parziale capovolge in parte la decisione del Tar che aveva dichiarato abusivi i lavori per la costruzione dell’impianto di telecomunicazioni militari della marina Usa. Nella stessa decisione nomina un collegio di verificatori – due scienziati e tre referenti dei ministeri di Salute, Ambiente e Infrastrutture – per effettuare, per la prima volta, le misurazioni dei campi elettromagnetici accendendo sia le 46 antenne della base Usa, sia le tre parabole del Muos alla massima potenza. Cosa che però non avviene: 24 ore prima del giorno stabilito, la Prefettura di Caltanissetta blocca tutto perché nessuno sa quali sono le misure precauzionali da prendere al momento dell’accensione. La presidente del collegio, quindi, comunica al Cga che, visti i tempi stretti, si procederà sulla base dei dati esistenti, cioè quelli forniti dagli Usa.
Ieri, 29 gennaio, il collegio deposita la sua relazione, senza aggiungere quella dei periti di parte che avevano consegnato le loro contro-deduzioni il 26 gennaio. Dal documento emergono delle novità, prima di tutto sulla potenza a cui le onde elettromagnetiche vengono irraggiate dalle parabole, dato fondamentale e controverso da cui derivano tutte le misurazioni. A differenza di quanto scritto nel progetto originario che parla di 1.600 watt, l’ambasciata Usa indica come potenza massima 200 watt. E questa non è una novità. La modifica del dato risale al 2013. Adesso gli Stati Uniti provano a spiegare quello che considerano un fraintendimento. «Dicono – spiega Coraddu – che la potenza di 1.600 watt non è quella delle onde, ma è il valore di funzionamento del feeder, cioè di quel componente dell’impianto Muos che trasporta le onde al vero punto di irraggiamento. Insomma sostengono che ci siamo sbagliati, eppure fino al 2013 il valore di 200 watt non esisteva. È come se per valutare una casa o un’autostrada ci si dimenticasse del progetto originario e si prendessero per buoni dati cambiati in corso d’opera e forniti solo dal privato che lo ha realizzato. Come faccio a decidere se il raggio delle onde è pericoloso? Mi baso sulla potenza, ma se questa viene abbassata di otto volte è chiaro che le misure sono falsate».
Ad esempio, è proprio da questa misura che si valuta l’impatto sugli aerei. Secondo il collegio dei periti, non c’è alcun pericolo. Ma solo per gli apparecchi costruiti negli ultimi decenni, cioè quelli che dispongono di una precisa certificazione che dia garanzie sulla difesa dalle onde elettromagnetiche. «Uno studio dell’Electronic communication committee (organo istituzionale con sede in Danimarca a cui si affidano 48 Paesi per sviluppare politiche comuni nel campo delle telecomunicazioni elettroniche ndr) – sottolinea Coraddu – afferma che nel 2005 il 40 per cento degli aerei che volavano in Europa non possiede queste certificazioni. Che si fa? Si modificano tutti questi aerei perché dobbiamo costruire il Muos?».
Altra novità che emerge dai dati forniti dall’ambasciata Usa, e che si lega alla questione del traffico aereo, è l’angolazione sull’orizzonte del raggio. «Finora avevano parlato prima di un angolo di 17 gradi, poi di 14,5 – continua il docente – e sulla base di questi dati l’Enac aveva individuato 12 rotte a rischio che andavano modificate. Adesso si scopre che l’angolo è variabile, da 11 a 18 gradi. Quante sono le rotte che andrebbero modificate? Tutti questi dati sono stati accettati acriticamente dal collegio dei periti». I verificatori, inoltre, dichiarano di non essere in grado di valutare le conseguenze sulle specie animali e vegetali che vivono nella Sughereta, dichiarato dall’Europa Sito d’interesse comunitario. Anche questo era tra i compiti assegnati dal Cga. «Serviva un biologo o un naturalista – sottolinea l’avvocato Papandrea – invece nel collegio erano tutti ingegneri o medici».
Cosa succederà adesso? Scattano 40 giorni in cui le parti possono depositare al Cga eventuali repliche o nuova documentazione. Dopodiché si aspetta la sentenza dal Consiglio di giustizia amministrativa che ha visto nel frattempo cambiare la sua composizione. Da sottolineare che pochi giorni fa è arrivato anche il verdetto della Cassazione sul sequestro penale dell’impianto, confermato dai giudici che hanno ribadito il carattere abusivo del Muos.
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