Il 5 settembre l’Istituto superiore di sanità pubblicava sul suo sito la relazione finale sulla pericolosità del Muos. Il documento veniva presentato da una sintetica nota in cui si ribadiva, seppur in forma condizionale, che il sistema di antenne satellitari «non impatterebbe negativamente sulla salute della popolazione». Allo stesso tempo, tuttavia, in quelle poche righe veniva sottolineato, per la prima volta in maniera così chiara da parte dell’Iss, «la necessità di unattenta e costante sorveglianza sanitaria della popolazione delle aree interessate, oltre che dellattuazione di un monitoraggio dei livelli di campo elettromagnetico successivamente alla messa in funzione delle antenne Muos, anche in considerazione della natura necessariamente teorica delle valutazioni effettuate su queste specifiche antenne».
Parole che arrivano a distanza di quasi due mesi dalla prima fuga di notizie sul parere dell’Iss e dal definitivo via libera all’installazione dato dal governatore Rosario Crocetta. Molti attivisti hanno creduto per un attimo che si trattasse di una nuova relazione, di una novità. In realtà non è cambiato nulla, almeno dal punto di vista dei pareri. Solo che negli ultimi mesi i canali giudiziari legati al Muos si sono moltiplicati e tra questi è arrivata la denuncia da parte dell’associazione Rita Atria nei confronti del dirigente regionale Gaetano Gullo, colui che materialmente ha firmato la revoca della revoca. Sarebbe proprio questa denuncia, secondo il legale dell’associazione Goffredo D’Antona, il vero motivo della tardiva e strana pubblicazione da parte dell’Iss. «Si sono voluti tirare fuori, hanno messo le mani avanti. Non vedo altri motivi, visto il tempo trascorso e il fatto che il procedimento amministrativo è stato chiuso», denuncia l’avvocato.
L’accusa rivolta nella denuncia dall’associazione Rita Atria al dirigente era proprio quella di aver riportato, a sostegno del provvedimento da lui firmato e voluto dalla giunta Crocetta, solo una parte della relazione dell’Iss. «Estrapola il testo da cui si evincerebbe la certezza che le parabole non fanno male alla salute, omettendo le conclusioni, dove lIss sottolinea che si tratta di pura teoria, da verificare in concreto e che, infine, quanto affermato non può essere usato a fini autorizzativi». Questo sostiene l’associazione. E questo, in buona sostanza, ricorda il comunicato di quattro giorni fa dell’Istituto di sanità, dando spazio alle conclusioni, ai distinguo, alle raccomandazioni sul monitoraggio costante delle condizioni di salute dei cittadini di Niscemi.
«L’Iss dice tutto e il contrario di tutto – commenta l’avvocato D’Antona – Perché intervengono così tardi? Perché non si sono fatti avanti quando il professor Zucchetti si è lamentato che l’iniziale fuga di notizie era parziale e che mancavano dati importanti? Compaiono invece adesso per focalizzare proprio quell’aspetto della relazione trascurato dal dirigente che abbiamo denunciato. Mi sembra la condotta tipica di chi non è coinvolto direttamente da un’azione penale, ma vuole mettersi al riparo».
La denuncia al vaglio della Procura di Palermo non è, come dicevamo, l’unico canale giudiziario attraverso il quale i comitati No Muos e una parte della società civile continuano i tentativi di ostacolare l’installazione delle parabole. Rimane in piedi l’esposto presentato sempre dall’associazione Rita Atria alla procura di Caltagirone per accertare se i lavori nella base di Niscemi siano iniziati già tre anni prima del rilascio delle autorizzazioni da parte della Regione. E infine c’è il primo ricorso, risalente al 2011, del Comune di Niscemi contro le autorizzazioni concesse dall’allora governo Lombardo e alla fine confermate da Crocetta. Proprio su questo punto, l’amministrazione guidata dal sindaco Francesco La Rosa ha chiesto la sospensiva dei lavori, come provvedimento cautelare di immediata applicazione. Sarà il Tar di Palermo ad esprimersi nei prossimi giorni. «Potrebbe farlo con un decreto presidenziale – spiega Nello Papandrea, legale dei comitati No Muos – che andrebbe poi al vaglio della Camera di Consiglio, la prossima udienza è fissata per il 24 settembre». C’è infine una nuova possibilità. Gli avvocati del coordinamento, insieme a quelli di Legambiente, stanno valutando se impugnare la revoca della revoca voluta dal governo regionale. All’impugnativa potrebbe seguire anche un’ulteriore denuncia.
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