Muos, l’Ars chiede ritiro delle autorizzazioni Tutte le incoerenze di un voto unanime

Adesso pare che il Muos non lo voglia più nessuno. Ieri l’Assemblea regionale siciliana ha approvato all’unanimità una mozione presentata da quattro deputati del Partito democratico (primo firmatario l’ex candidato sindaco di Palermo Fabrizio Ferrandelli) e sostenuta anche dai quindici grillini, che impegna il governo Crocetta a revocare le autorizzazioni rilasciate per la realizzazione dell’impianto di antenne militari nella base americana di Niscemi. Una vittoria indiscutibile per i comitati che da anni lottano contro il mostro. Una battaglia iniziata da pochi irriducibili, che ha vissuto momenti difficili e altri esaltanti soprattutto nell’ultimo anno. «In che modo venti ragazzacci brutti, sporchi e cattivi cambiano la storia di una regione? – scrive Lucia Santoro sulla pagina Facebook del movimento No Muos di Niscemi – Caspita, che forza questi cattivacci».

In aula ieri pomeriggio a rappresentare il governo regionale c’era solo l’assessore all’Ambiente Mariella Lo Bello che dall’inizio del suo mandato è in contatto con gli attivisti. L’assessore ha definito «inaccettabile» la decisione del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri di dichiarare il Muos sito d’interesse strategico nazionale per la difesa militare, e ha annunciato l’installazione a Niscemi di «una stazione di monitoraggio permanente sulle onde elettromagnetiche». «Crediamo – ha continuato Lo Bello – che ci sia un problema già nell’esistente. Le centraline di rilevamento installate sono insufficienti per numero e tipologia per gli elementi da dover intercettare». Alla nuova stazione di monitoraggio si aggiungono due richieste di cui si era già parlato nei mesi scorsi. «Chiediamo il parere all’Istituto superiore di sanità, che non è mai stato consultato, e quello dell’Enac per verificare eventuali interferenze sui voli, vista la vicinanza con l’aeroporto di Comiso», spiega l’assessore. Di questi interventi verrà trasmessa nota al ministero della Difesa.

È questo dunque il piano che intende seguire il governo Crocetta per arrivare al ritiro delle autorizzazioni, come chiesto all’unanimità dall’assemblea. Una strategia che richiederà inevitabilmente tempo e che non è ancora chiaro come si concilierà con la decisione del governo nazionale. L’ordine pubblico e la difesa sono materie che competono a Roma e non a Palermo, ma come si comporterà la giunta Crocetta nel caso in cui, come anticipato dal ministro Cancellieri, non verranno più tollerate azioni di blocco dei mezzi e della circolazione da parte degli attivisti No Muos? Tra i comitati il risultato raggiunto con la presa di posizione dell’Ars non riesce a nascondere la rabbia e la delusione. «Nella mozione approvata – scrive in una nota l’attivista Peppe Cannella – non si parla in alcun modo dei tempi per arrivare alla revoca che è peraltro subordinata in maniera perentoria all’acquisizione di pareri e relazioni che dovrebbero essere richiesti a soggetti terzi. Nel frattempo i lavori di costruzione per le parabole del Muos continuano e il cantiere americano rimane attivo».

Mentre la scelta del governo Monti viene definita dal coordinamento regionale dei comitati «un golpe politico istituzionale». «La ministra tecnica di un governo ormai dimissionario – scrivono in una nota – sceglie di violare apertamente la Costituzione (articolo 11) che ripudia la guerra, impedendo che si accertino nelle sedi istituzionali le innumerevoli violazioni di legge nelle procedure di autorizzazione. E lo fa utilizzando una norma di stampo autoritario-fascista, forse nell’estremo tentativo di impedire che le mobilitazioni popolari contro il Muos crescano ancora di più, consolidando anche nel martoriato Sud un nuovo fronte di resistenza come in Valsusa con il movimento NoTav». E annunciano un nuovo calendario di mobilitazioni a livello locale, regionale e nazionale.

Tornando alla discussione di ieri all’Ars è bene sottolineare l’unanimità del voto. Ha espresso parere favorevole il partito di Nello Musumeci che in campagna elettorale, a proposito del Muos, aveva detto a Ctzen: «Non credo che il presidente della Regione siciliana abbia competenze in materia di trattati internazionali, tanto meno in caso di accordi militari. Non conosco la vicenda e quindi non posso esprimere un’opinione, ma evidentemente se si è arrivati a un sequestro dell’area ci saranno stati i presupposti». Musumeci in aula ha quindi accusato Crocetta di essere «omertoso e omissivo» sulla vicenda, e si è scagliato anche contro il Partito democratico, protagonista di un’azione «riparatrice». Perché, ha spiegato l’ex candidato alla presidenza della Regione «il protocollo d’intesa con il ministero della Difesa è stato sottoscritto nel giugno del 2011, da un governo che il Pd sosteneva come forza integrante. Se si fosse stati più vigili in quell’occasione forse oggi avremmo potuto anche evitare di parlare di questo tema». Ha votato sì alla mozione perfino il Partito dei siciliani, il cui leader ed ex governatore Raffaele Lombardo ha firmato l’autorizzazione alla realizzazione del Muos.

Iter ricordato dall’assessore Lo Bello nel suo intervento. «Nel settembre del 2005 l’ambasciata Usa chiede al governo nazionale di installare il Muos a Sigonella. Un programma altamente strategico, ma le cui caratteristiche non vengono discusse in Consiglio dei ministri, né il ministero della Difesa sente il dovere di presentarlo in Parlamento. A dare l’autorizzazione nel marzo del 2006 è soltanto lo Stato maggiore della difesa. In Sicilia il progetto approda il 6 agosto del 2008 e l’1 giugno del 2011 viene firmato il protocollo d’intesa dal ministro della Difesa La Russa e dal presidente della regione Lombardo». Un anno e mezzo dopo sono tutti No Muos.

[Foto di Andrea Scarfò – Narrazioni fotografiche]

Salvo Catalano

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