La polizia denunciata per la scorta a militari  «Suo compito è far rispettare sentenze»

«Compito della polizia di Stato è far rispettare a chiunque le leggi e le sentenze italiane, e di rappresentare alla competente autorità giudiziaria ogni reato o atto penalmente rilevante; tuttavia, non risulta che tutto ciò sia stato fatto». L’associazione antimafie Rita Atria passa alle vie giudiziarie, denunciando alla locale Procura la polizia di Caltanissetta per quanto sta succedendo nelle ultime settimane a Niscemi, dove gli agenti continuano a scortare operai italiani e militari statunitensi dentro la base americana. Questo nonostante la recente sentenza del Tar di Palermo abbia dichiarato «l’illegittimità di tutti gli atti amministrativi che hanno portato alla costruzione del Muos», l’impianto satellitare di comunicazioni militari. Eppure i lavori vanno avanti. 

L’accusa nei confronti della polizia è omissione d’atti d’ufficio, secondo quanto prevede l’articolo 328 del codice penale. «Risulta chiaro – si legge nella denuncia presentata dal legale Goffredo D’Antona – che l’assistere passivamente a condotte illecite che disattendono quanto sancito da una sentenza senza intervenire, addirittura scortando gli operai che si mettano al lavoro dentro la base, costituisce senz’altro rifiuto» dei propri doveri d’ufficio. Questo, sottolinea l’associazione Rita Atria, a prescindere da «una previa richiesta» o da «un ordine».

Che i lavori stiano continuando ne danno prova numerosi video. Ad esempio quello realizzato lo scorso 26 febbraio. «Un convoglio di militari ed operai – si spiega nella denuncia – è stato scortato dalla polizia comandata dal dirigente del commissariato di Niscemi all’interno della base, spostando i cittadini che stazionavano nei pressi del cancello d’ingresso. Subito dopo l’ingresso dei militari e degli operai sono state notate attività di puntamento delle parabole del Muos allo stato assolutamente illecite». Il tutto davanti e con l’accompagnamento della polizia.

Per segnalare questa situazione, veniva inviato un atto monitorio, cioè un avvertimento, al ministro degli Interni, alla Questura di Caltanissetta e al commissariato di Niscemi. «Ma non sortiva nessun effetto – precisa l’associazione – Anzi continuava la scorta della polizia italiana agli operai che continuavano a lavorare dentro la base illegittima».

«Apparirebbe inverosimile – si legge nella denuncia – che da un lato la polizia scorti operai in un sito dove non si può in alcun modo operare, e dall’altro lato segnali le stesse persone all’autorità giudiziaria. E’ ovvio, pertanto, che la condotta della polizia in queste occasioni non ha, quantomeno, quel contenuto di trasparenza assolutamente opportuno. Simile atteggiamento indebolisce lo Stato e le sue istituzione democratiche, in quanto non si può pretendere il rispetto delle leggi, delle norme del contratto sociale se una delle istituzioni preposte a ciò da segni di ambiguità». 

«In Sicilia – commenta l’avvocato D’Antona – per difendere le Istituzioni sei costretto a denunziare quelle istituzioni che violano il dovere di fedeltà alla Repubblica Italiana. Se questa è la polizia di Caltanisetta, e sappiamo che comunque non lo è, non dovrebbe stupire l’alta densità mafiosa di quella provincia. Far passare il messaggio che rivolgersi alla Giustizia è inutile, legittima, illecitamente, il ricorso ad altri mezzi, il ricorso all’amico, il ricorso al potente, il ricorso alla violenza. E proprio per questo motivo, sia pur un certo disagio, abbiamo deciso di denunziare quella polizia. Quella polizia che a nostro avviso sta violando i principi cardine di uno stato di diritto, il rispetto delle leggi e delle sentenze, e il rispetto della sovranità nazionale». 

Salvo Catalano

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