Da un mese Turi Vaccaro è tornato a Niscemi, per riprendere la sua battaglia non violenta contro il Muos, il sistema militare di antenne satellitari della marina statunitense. Il pacifista stamattina si è introdotto all’interno della base in contrada Ulmo, entrando anche in una piccola casa sotto l’antenna più grande. In un primo momento i soldati Usa lo hanno osservato da lontano, ma la tolleranza è durata poco. Poco dopo lo hanno immobilizzato e ammanettato. «E’ rimasto dentro il casotto per almeno mezz’ora prima dell’arrivo della polizia a cui è stato consegnato», spiegano gli attivisti presenti. Al momento Vaccaro si trova al commissariato di Niscemi.
L’ultima protesta del pacifista è iniziata stamattina. Si è introdotto nella base passando da un buco nella rete metallica. Ha portato con sé delle palle di argilla contenenti semi e piante di fico e vite, che ha piantato in onore del profeta Michea che, in un suo passo, sosteneva fossero piante della pace. Aveva anche lo striscione con la scritta «Spade in aratri», già esposto durante lo sciopero del 21 e il presidio di fronte al Tar di Palermo. Dopo che è riuscito a entrare nella casetta, ha cominciato a buttare fuori gli oggetti che trovava. Fino a quando non è arrivata la polizia. Parzialmente diversa la spiegazione che arriva dal commissariato. «E’ stato sorpreso da noi mentre danneggiava con un masso delle centraline elettriche», precisa il commissario Gabriele Presti. Ma il video di Antenne 46 mostra come nel momento in cui Vaccaro viene ammanettato sono presenti solo soldati statunitensi. Solo in un secondo momento sopraggiungono le auto della polizia. E’ in corso di accertamento la quantità dei danni. «Abbiamo raccolto la denuncia della base Usa, stiamo valutando come procedere nei confronti di Vaccaro», conclude il commissario. In serata al pacifista sono stati concessi gli arresti domiciliari nella sede No Muos di Niscemi.
L’attivista – di fede buddista e che ha girato l’Italia per le sue battaglie – era stato già fermato ad aprile e luglio del 2013. La prima volta si era arrampicato su una delle 46 antenne della base, insieme ad altri No Muos. Pochi mesi dopo a Gela aveva provato a bloccare la cerimonia in ricordo dello sbarco alleato del luglio del 1943.
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