Muore cavallo al Teatro Massimo, proteste dei cocchieri Confartigianato: «Servono pensiline e accessi all’acqua»

Un cavallo morto al Teatro Massimo. No, non si sta girando un nuovo Padrino a Palermo ma è la scena reale che qualche ora fa ha attirato gli sguardi di turisti e passanti. In molti hanno scattato foto e chiesto informazioni ai vigili urbani subito accorsi. Sotto la loro supervisione la carcassa è stata da poco rimossa. L’equino è stramazzato nella tarda mattinata accanto centralissima piazza Verdi. Attaccato ad una carozza, aveva appena terminato il giro turistico. Per poi accasciarsi a terra e non dare piu’ segni di vita subito dopo, una volta giunto in quello che avrebbe dovuto essere il proprio stallo. 

Proteste da parte dei cocchieri, che hanno lamentato l’assenza di pensiline nei luoghi di sosta e l’assenza di ogni struttura utile per il ristoro degli animali. Il cavallo era di proprietà della cooperativa Trinacria. Al cocchiere che conduceva l’animale è toccata pure una spesa aggiuntiva di 350 euro, relativa alla rimozione della carcassa da parte di una gru. Una morte che si poteva evitare, secondo il presidente di Confartigianato Palermo Nunzio Reina. « In tempi non sospetti noi di Confartigianato, insieme anche alla cooperativa Trinacra – dice Reina – avevamo denunciato i rischi del giro turistico deciso dall’amministrazione comunale. Da piazza Indipendenza cavalli e carrozze devono percorrere corso Amedeo, affrontare la salita di via Papireto, poi svoltare in via Volturno e scendere dal Tribunale. Un percorso ostico per gli equini, mentre invece noi avevamo suggerito di attraversare il rettilineo di corso Vittorio Emanuele». 

L’imprenditore torna poi sulla polemica innescata in loco dai cocchieri, relativa all’assenza di stalli ad hoc per consentire il refrigerio di cavalli e cocchieri. «Il regolamento comunale prevedeva dieci stalli e non semplicemente punti sosta – continua Reina – con la possibilità di essere coperti e di avere un accesso all’acqua. Specie d’estate, che è il periodo clou per fare turismo. C’erano le condizioni per risolvere il problema prima, per non fare avvenire tutto ciò. Bastava avere un po’ di buon senso». 

Andrea Turco

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