Tornano a protestare in piazza Università i lavoratori della Multiservizi, la società partecipata del Comune di Catania che si occupa di manutenzione e pulizia nel capoluogo etneo. È una scena che si è vista spesso, negli ultimi mesi, a causa del ritardo nel pagamento degli stipendi. «L’ultima mensilità che hanno ricevuto i lavoratori è quella di agosto – spiega Rita Ponzo, segretaria della Fisacat Cisl – adesso rimane arretrato il mese di settembre al quale, a giorni, si sommerà anche ottobre. La cosa più grave – aggiunge – è che non si capisce ancora il futuro di questi lavoratori».
I circa 500 dipendenti che fanno parte della società nata nel 1997 che ha come socio unico l’ente comunale etneo, da mesi, sono in stato di agitazione per i continui mancati pagamenti. Lo scorso 21 settembre, su indicazione del sindaco Salvo Pogliese, sono stati designati i nuovi componenti del consiglio di amministrazione della società partecipata e alla presidenza è stato nominato l’avvocato Giuseppe Marletta. Voci di corridoio, adesso, dicono che nelle sue intenzioni ci sarebbe quella di lasciare l’incarico e dimettersi.
«Nonostante siano sbandati e disperati per i pregressi incredibili e perché non hanno certezze sul futuro della loro continuità lavorativa – precisa la sindacalista – tutti i lavoratori continuano quotidianamente a garantire i servizi previsti come è stato, per esempio, con le manutenzioni straordinarie nei giorni successivi al maltempo». La preoccupazione di sindacati e lavoratori cresce anche di fronte alle difficoltà economiche di Palazzo degli elefanti che è in attesa di risorse nazionali.
Un ennesimo gesto di protesta in piazza «per ricordare all’amministrazione comunale che questi lavoratori esistono – dice Ponzo – e hanno necessità di essere retribuiti con continuità. Capiamo la fase problematica dal punto di vista economico che sta affrontando l’ente, ma l’agonia non può durare in eterno». Il riferimento è al baratro di fronte al quale si trova il Comune etneo che, se non riceverà in tempi brevi un contributo straordinario del governo, sarà in dissesto.
In quel caso, che succederà alle partecipate? «Chi vive del suo, sopravviverà – ha risposto in un’intervista a MeridioNews il vicesindaco e assessore al Bilancio, Roberto Bonaccorsi – Le altre dovranno attingere al proprio patrimonio per non fallire. Ma potranno anche non accettare l’eventuale accordo proposto dall’organo straordinario di liquidazione – continua – e attendere la fine della procedura di dissesto, per rimettersi in coda e aspettare il saldo integrale di quanto dovuto. Potranno volerci cinque, dieci anni. Probabilmente di più».
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