Il tema caldo viene lasciato
fuori dall’aula. Solo l’opposizione mette il dito nella piaga, e comunque senza troppo soffermarsi. Nella serata in cui ci si aspettava il manifestarsi delle ripercussioni del caso Pogliese, va invece in scena la compattezza ritrovata della maggioranza cui si somma l’apporto «responsabile» del centrosinistra. Sulla delibera che adegua lo statuto della società partecipata Catania Multiservizi manca l’unanimità soltanto perché il Movimento 5 stelle, guidato dalla nuova capogruppo Lidia Adorno, sceglie la via dell’astensione. Poche assenze e tanti «sì» da centrodestra e opposizione. «Gli statuti delle partecipate prevedono ancora disposizioni che è necessario adeguare all’evoluzione normativa, mi auguro che si riesca a farlo per tutte le società», aveva detto il vicesindaco Roberto Bonaccorsi introducendo delibera ed emendamenti, unico esponente della giunta a partecipare al consiglio.
La novità di maggior rilievo riguarda la possibilità, per la partecipata delle manutenzioni, di acquisire commesse provenienti non esclusivamente dal Comune di Catania, nei limiti però del 20 per cento del fatturato. «In tal molo la società dipenderà meno dalle casse dell’ente e aumenterà la propria capacità finanziaria», ha sottolineato Bonaccorsi. Dal centrosinistra, l’ex sindaco Enzo Bianco si è soffermato sul motivare la convergenza: «Voteremo a favore perché avevamo già proposto le stesse cose e perché nella scorsa amministrazione abbiamo salvato Multiservizi, bloccando la dismissione voluta dall’amministrazione Stancanelli». Il vicesindaco, già assessore al Bilancio nel 2012, ha replicato a stretto giro: «Noi adempivamo a un obbligo di legge, poi per fortuna il legislatore si è ravveduto».
Il consigliere del gruppo misto Andrea Barresi ha invece virato sui nodi gestionali della partecipata da settimane nella bufera. Il sindaco Salvo Pogliese ha nominato un nuovo presidente, Massimo Lombardo, dopo che Giuseppe Marletta aveva lasciato anche alla luce di un intervento dell’Anac. «Tre dirigenti non servono, meglio istituire un direttore generale e dirottare i funzionari dove ce n’è più bisogno», ha detto Barresi, chiedendo anche di intervenire presto sulla sede di viale Africa: «L’autoparco è in condizioni vergognose, sta cadendo a pezzi». Molto più accesi i toni durante le comunicazioni dei consiglieri. Diversi gli interventi, fra cui quelli di Dario Grasso, Salvatore Giuffrida e Santo Russo, che lamentano risposte tardive o nulle dell’amministrazione su varie segnalazioni come manutenzioni e discariche abusive. Sulle dimissioni di Marletta è invece Peppe Gelsomino, consigliere di Catania 2.0, a togliersi più di un sassolino dalla scarpa: «Siamo stati noi a dire mesi fa che quella nomina non era possibile, adesso più di una persona in quest’aula dovrebbe chiedere scusa ai cittadini».
La fuoruscita del sindaco Pogliese da Forza Italia, dopo lo scontro con il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché sulla lista per le Europee, per il momento non cambia la geografia dei gruppi consiliari. Santi Bosco non ufficializza il suo abbandono, come invece aveva preannunciato, e così lo scioglimento di FI non si materializza. Nei corridoi, però, i bisbigli sono tutti dedicati al quadro politico che, da Palazzo degli elefanti a Roma, passando per Palermo, sembra a un passo da clamorose evoluzioni. A pronunciarsi è il solo Salvo Di Salvo, l’ex assessore di Bianco che da poco ha fondato il gruppo #Insiemesipuò assieme a due ribelli del centrodestra. «Dopo lo scossone politico sono preoccupato per la tenuta di questa amministrazione, il lavoro sul dissesto fatto in questi mesi rischia di vanificarsi». Di Salvo avrebbe voluto Pogliese in aula, ed è proprio sulla «presenza» del primo cittadino che batte la lingua del consigliere: «C’è una grande debolezza del sindaco, ma questo Consiglio sui temi come le finanze per senso di responsabilità non farà mancare mai apporto. Questo consiglio può diventare la sua forza – ha rimarcato Di Salvo – ma Pogliese deve partecipare di più».
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