Mozione di sfiducia? Sì, no, ma, però…

– “Si accomodi, prego!”

– “Non sia mai, dopo di lei!”.

– “Nemmeno per sogno: tocca prima a voi!”.

– “Allora non ci siamo capiti: lungi da noi anche l’idea di passarvi davanti…”.

Chi sono i protagonisti di quest ‘duetto’? Due persone che debbono entrare o uscire da un negozio o da un portone? No, sono i due schieramenti politici che hanno presentato due diverse mozioni di sfiducia al Governo retto da Raffaele Lombardo.

La prima mozione di sfiducia porta la firma dei dirigenti del Pdl (il partito che in Sicilia ha tre coordinatori: il primo sa leggere, il secondo sa scrivere, mentre il terzo ha deciso di unirsi a loro perché ama stare con le persone ‘colte’), di Grande Sud (il partito di Gianfranco Miccichè, l’uomo che, dal 2001, prova, senza mai riuscirci, a candidarsi alla presidenza della Regione: obiettivo che mancherà anche prossimamente) e del Pid (una specie di Araba Fenice della politica siciliana).

La seconda mozione di sfiducia porta la firma dei dirigenti del Pd (che in questo momento governano la Regione: anzi, mentre scriviamo 16 o 17 – questi sono quelli che abbiamo contato noi – parlamentari girano per gli assessorati regionali per ‘sistemare’ le cose qua e là: bandi, finanziamenti, progetti e via continuando) e dell’Udc (un partito che in certi momenti sembra serio e in altri momenti sembra alleato del Pd siciliano…).

Ovviamente, come abbiamo raccontato in un altro articolo che trovate sempre nel nostro giornale, nessuno dei due schieramenti farà nulla prima che l’Ars approvi la ‘manovra’, cioè la spartizione delle ultime risorse pubbliche disponibili. Da qui la recita.

Oggi tocca a Pdl, Grande Sud e Pid. Di scena i tre capigruppo all’Ars: Innocenzo Leontini (Pdl), Titti Bufardeci (Grande Sud) e Rudi Maira (Pid). I tre, per l’occasione, hanno allestito un copione pregoldoniano in sei atti più una breve premessa.

Premessa: Pd e Udc – dicono Leontini, Bufardeci e Maira – presentano la loro mozione di sfiducia con il presidente della Regione ma, poi, fanno melina, cioè giocano a perdere tempo, e dicono che sarà la conferenza dei capigruppo a calendarizzarla”.

Primo atto: “La prima mozione di sfiducia, in ordine di tempo, è quella presentata il 9 febbraio da Pdl, Pid e Grande Sud; la conferenza dei capigruppo non potrebbe che partire da essa per la calendarizzazione”.

Secondo atto: “La indisponibilità di Pd e Udc a votare il nostro documento è perfettamente uguale alla nostra contrarietà a votare il loro”.

Terzo atto: “Abbiamo, pertanto, già proposto (nella nostra ultima conferenza stampa) la predisposizione condivisa a un terzo testo contenente soltanto l’oggetto tecnico della sfiducia; in Aula, al momento della dichiarazione di voto, ciascun gruppo può esporre le proprie motivazioni”.

Quarto atto:”La sfiducia, votata in Aula ai primi di luglio, avrebbe soltanto un significato politico: dimostrare che la maggioranza parlamentare che aveva sostituito quella elettorale non esiste più; ovvio è che chi, negli ultimi tre anni, ha avuto al riguardo posizioni antitetiche non può oggi parlare la stessa lingua”.

Quinto atto: “Non è fondata la considerazione che, votando la sfiducia a luglio, imporremmo le elezioni regionali in piena estate: le elezioni si svolgerebbero sempre a ottobre”.

Sesto atto: “La verità è che le meline servono a tentare, dopo il 28 luglio, alleanze e collegamenti sottobanco; posizioni ipocrite e vecchia politica”.

Se questi sono i suoi avversari, Lombardo governerà cento anni…

Ars, tutto bloccato. Si aspetta la parifica

Foto di prima pagina tratta da giovanniruggiero.com

 

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