Movida e regole, il titolare del Fusorario presenta un esposto «Per evitare concorrenza sleale dovrei commettere un abuso»

«Per non subire la concorrenza sleale dovrei commettere un abuso». Sono parole cariche di amarezza e disillusione quelle di Francesco Capizzi, titolare dello storico pub Fusorario che da diversi anni è un punto di incontro della movida palermitana. Il titolare del pub si riferisce alla delibera comunale 252 del 2014 la quale, tra le altre cose, stabilisce alcune direttive che devono seguire i titolari dei locali. Tra queste anche quella che indica come «all’esterno delle attività commerciali possano essere posizionati soltanto ombrelloni, tavoli, sedie», spiega Capizzi. Una norma disattesa, riferisce ancora, in generale da molti locali della zona: «Già a pochi passi dal mio pub c’è una tenda che si chiude a veranda, più avanti c’è un gazebo. Dal mese di maggio ho inviato delle pec al Comune. Poi hanno fatto dei controlli, dei sopralluoghi e verificato gli abusi. Dopo cinque giorni in cui i locali sono stati obbligati a chiudere, tutto è tornato tutto alla normalità. Poi ho ricominciato a mandare le pec senza alcun risultato». 

Il titolare del Fusorario, dopo aver cercato di prendere parte al processo di cambiamento della città, tra riunioni a villa Niscemi con il sindaco Orlando e assessori e con le altre realtà presenti sul territorio – alcune delle quali recentemente riunite nel Comitato Olivella-Monteleone – adesso afferma di essere stanco di aspettare che cambi qualcosa. Lo fa tirandosi fuori dal Comitato del quale faceva parte «perché a me l’immobilismo non piace». A fine ottobre ha presentato un esposto in Procura dove ha raccolto tutte le pec inviate al Comune per informare circa la situazione in cui versa la zona: «Sta di fatto che la mia azienda continua ogni giorno a subire un danno – continua Capizzi – perché il cliente non conosce le ordinanze e di certo non sa se il gazebo sia o meno in regola. Semplicemente sente freddo e preferisce sedersi sotto una struttura che offre maggiore riparo rispetto all’ombrellone».  

Capizzi ha quindi riunito «tutte le pec e le informazioni raccolte finora e le abbiamo inviate alla Procura nella speranza di ottenere un po’ di giustizia. Se determinate leggi esistono si devono rispettare: i marciapiedi devono essere lasciati liberi e invece sono spesso occupati, tende e gazebo non ce ne devono essere e invece ci sono. Tra un locale e l’altro deve essere lasciato un metro e venti di spazio e invece noi siamo attaccati a sinistra da un dehor e a destra da una struttura abusiva. Insomma attendiamo risposte in merito. «Sono tra i pochi che non ha una struttura all’esterno del locale – continua Capizzi nel suo sfogo – per essere uguale agli altri devo commettere un abuso. Per non subire la concorrenza sleale devo commettere un abuso. E quindi rischiare poi una segnalazione all’autorità giudiziaria che può sfociare nel penale. Non è meglio che il Comune faccia adeguare tutti gli altri alle norme?». 

Un margine di miglioramento sul fronte della vivibilità invece c’è. Rispetto a qualche tempo fa «la situazione in questa zona è migliorata. Resta ancora una situazione piuttosto critica in via Monteleone, dove si vive ancora disagio sociale. Continuano le serate con musica live e ci sono ancora  i mini market che vendono alcol fino a tarda notte. Tutte le bottiglie consumate vanno a finire a terra. La scalinata davanti alle Poste Centrali viene ricoperta da un tappeto di rifiuti». «Una volta che verrà fatta un poco di chiarezza da parte della Procura e verranno individuate le responsabilità – afferma ancora Capizzi – abbiamo intenzione di chiedere i danni al Comune. La situazione è questa, bisogna migliorarla: ci sono gli strumenti ma non la volontà di cambiare le cose».

Stefania Brusca

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