Dalle 21.34 di ieri sera alle 7.29 di questa mattina sono state 19 le scosse di terremoto che hanno avuto come epicentro il territorio di Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania. Uno sciame sismico composto anche da scosse che hanno avuto una intensità lieve (di poco superiore a due), mentre la più forte è stata registrata alle 22.33 con una magnitudo di 4.3 ed è stata avvertita non solo dalla popolazione etnea ma anche da altra parti della Sicilia, dal Siracusano al Ragusano e anche dall’Ennese al Messinese.
«Non è stata l’Etna a generare questi terremoti – spiega a MeridioNews il ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania Eugenio Privitera – ma il contesto tettonico regionale e, quindi, la spinta che l’Africa esercita sull’Europa. Ovviamente – aggiunge – non è che le cose siano divise a compartimenti stagno con una barriera che impedisce ai terremoti di dialogare con l’Etna». Insomma, i fenomeni in quest’area sono sempre collegati, c’è una relazione tra quanto avviene in profondità e il vulcano. «Questo non significa, però – ci tiene a sottolineare Privitera – che adesso ci sarà un’eruzione».
Sui social molti hanno ricordato che anche l’anno scorso in questi stessi giorni pre-natalizi c’erano state diverse scosse, oltre a menzionare il terremoto di Santo Stefano di magnitudo 4.8 con epicentro nel Comune di Viagrande e che aveva causato i danni maggiori in tre frazioni del territorio etneo: Fleri (Zafferana Etnea), Santa Maria La Stella (Aci Sant’Antonio) e Pennisi (Acireale). «Non esiste una stagionalità nei terremoti – spiega il ricercatore dell’Ingv – Sono processi che si sviluppano nell’arco di milioni di anni, solo che per noi uomini è più semplice ricordare quelli legati anche ad altro, che può essere il periodo delle festività natalizie e o anche un fenomeno atmosferico importante. Altro mito da sfatare è che i terremoti siano legati alle temperature calde», conclude Privitera.
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