Simone Giacalone, è originario di Noto ma da anni vive a Motta Sant’Anastasia. Responsabile del gruppo scout Agesci mottese, «da un anno ci siamo aggiunti ai comitati che lottano contro la discarica». L’impianto, di proprietà della Oikos spa della famiglia Proto, è al centro di indagini della procura palermitana e di una sospensione delle autorizzazioni; una chiusura, con obbligo di bonifica, che però di fatto è stata rimandata da disposizioni regionali. Da qualche tempo Giacalone è diventato bersaglio di commenti provenienti da utenti anonimi che frequentano le pagine dedicate all’argomento. «Altre minacce sono arrivate tramite messaggio privato, sempre dallo stesso profilo fasullo». Una situazione difficile, che si evolve sotto gli occhi di altri concittadini e anche della stessa figlia del capo scout. «La sera dell’8 dicembre l’ho trovata nella sua stanza, in lacrime. Pensavo piangesse per altro e invece aveva letto dei commenti di insulti su Facebook rivolti a me». Una vicenda che ha scosso la ragazza, tanto da chiedere al padre di andare via dal Comune, allontanarsi dalla comunità nella quale è cresciuta.
Mi dicono di stare attento… quel tipo di consigli che sono peggio delle minacce vere e proprie. E poi c’è il classico “Ma cu tu fa fari“
Se sul social network la questione si risolve via chat, nella vita reale «mi arrivano altre minacce velate», afferma. «Mi dicono di stare attento… Quel tipo di consigli che sono peggio delle minacce vere e proprie. E poi c’è il classico “Ma cu tu fa fari“». Il timore di questi avvertimenti non è tale da impensierire Giacalone: «Mia moglie, capo scout pure lei, è preoccupata. Ma la mia non è paura, è amarezza – precisa – Siamo circondati da questa mentalità gretta, mafiosa. Non devi dire, non devi guardare. Sei bravo solo a entrare in cabina elettorale e a mettere il voto alle persone giuste», commenta.
La decisione di iniziare la lotta alla discarica nasce un anno fa, «quando ho capito che dietro ai comitati non c’era nulla di politico. Così ci siamo esposti anche noi». Il ruolo dei comitati, quello di Motta e della vicina Misterbianco, tiene a precisare, è fondamentale. «Hanno iniziato da anni e hanno fatto un lavoro molto importante. Noi scout, ovviamente, è un tema che sentiamo molto». Secondo Giacalone «è una battaglia che deve andare avanti». E, soprattutto, «non bisogna mai essere isolati». Anche se, confessa, «questa battaglia la stiamo facendo in pochi. Siamo visti come disturbatori».
Nei due paesi gli odori provenienti da contrada Valanghe d’inverno e dalla contigua contrada Tiritì – dove fino a un anno fa era attivo un altro impianto di proprietà della famiglia Proto – dividono gli abitanti in due fazioni quasi contrapposte tra loro. Tra quanti sopprimono le paure di possibili ricadute sulla salute legate all’esistenza di un impianto da 2,5 milioni di metri cubi a ridosso di due centri abitati e chi, invece, organizza battaglie legali e manifestazioni in strada. Una vicenda che ha anche pesato sulle ultime elezioni mottesi e che si riversa su discussioni, online come nella vita quotidiana. «Quanti mostri ha generato questo inferno?», si chiede il capo scout.
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