«L’amore non uccide!». Tre parole scritte a penna su un foglio bianco che è stato attaccato con lo scotch per coprire la scritta della targa installata su una panchina rossa dai consiglieri di maggioranza di Motta Sant’Anastasia, il Comune amministrato dal sindaco e vice segretario regionale della Lega Anastasio Carrà. «Il valore di un uomo lo vedi nel sorriso della donna che ha accanto», era la frase scelta dai consiglieri ed esposta qualche giorno dopo il femminicidio di Vanessa Zappalà, la 26enne di Trecastagni uccisa a colpi di pistola sul lungomare di Acitrezza dall’ex compagno Tony Sciuto, poi ritrovato impiccato. Sotto la frase, i consiglieri hanno deciso di lasciare anche la firma mettendo i loro tutto l’elenco dei loro nomi di battesimo.
Oggi quella frase maschilista, che ha subito suscitato polemiche nell’opposizione e nei cittadini che hanno chiesto la rimozione della targa, è stata coperta con un bigliettino. «Non sappiamo chi sia stato a coprirla – dice a MeridioNews il consigliere di opposizione Danilo Festa – ma di sicuro ha scelto parole più adatte a sensibilizzare sul femminicidio. Tra l’altro, mentre questo foglietto è del tutto anonimo, alcuni consiglieri di maggioranza hanno voluto mettere la firma su quella panchina che è stata colorata di rosso – spiega – nell’ambito di un progetto portato avanti insieme ai bambini delle scuole».
E, infatti, la docente che aveva curato l’iniziativa ha scritto una breve lettera aperta indirizzata al primo cittadino mottese: «Egregio signor sindaco, mi permetto di ricordarle che questa panchina fu dipinta dagli alunni qualche anno fa. Adesso, dopo aver dipinto il quadro, qualcuno lo firma?». Retorica la domanda di Luisa Spampinato che precisa di avere ottenuto all’epoca tutte le autorizzazioni necessarie dal Comune. «Ci saremmo aspettati negli anni un riconoscimento pubblico a futura memoria e in nome della grande passione spesa dalla scuola – fa notare Spampinato – per sviluppare una maggiore sensibilità civile nei confronti del femminicidio». Cosa che, negli anni, non è avvenuta. «Ma – aggiunge la docente – non si formano le coscienze per ricevere complimenti. Non crede – conclude rivolgendosi ancora al sindaco Carrà – che sarebbe il caso di restituire agli autori la legittima proprietà?».
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